Stellantis Melfi, l’operaio: “I sindacalisti vengano sulla linea”
“Vengano a vedere per un turno intero in che condizioni dobbiamo lavorare”
Il clima è più che mai teso sulla linea di San Nicola di Melfi. In attesa che il futuro e il ‘Piano Italia’ di Stellantis escano allo scoperto, ogni settimana sulla linea c’è qualche operaio in meno. “Con l’inizio della nuova settimana dove lavoro io eravamo ancora uno in meno” ci diceva ieri un operaio. Tagli su tagli. Stando al racconto, infatti, si continuerebbero a togliere unità lavorative, sulla linea. Dalla Meccanica al Montaggio è tutto un patire. “Vai su, scendi, avanti, indietro, non trovi pace e non ti fermi quasi mai durante le 8 ore”, confessa il lavoratore con cui abbiamo parlato. Ma a questo punto perchè non uscire allo scoperto, perchè non protestate apertamente? “Guarda, il punto è che c’è tanta paura – ci spiega – qui già da 7mila siamo rimasti 4500 e anche meno, ogni operaio ha paura che se si lamenta, se dice no alle postazioni e ai ritmi duri, il giorno dopo non viene più chiamato, resta a casa e lì può rimanere anche per mesi. E’ accaduto e sta ancora accadendo”.
Tanta la paura, quindi, di uscire fuori dal processo produttivo e così ci si rifugia nel silenzio o in anatemi espressi sottovoce. “Se oggi vieni sulla linea – aggiunge – ti capita di vedere il team leader in postazione, il capo ute che ci dà una mano, cosa che anni fa non accadeva, mentre la maggior parte degli operai ‘semplici’ restano a casa in Cassa integrazione”. E’ questo il punto cruciale: “Invece di aggiungere forza lavoro, e ce ne sarebbe tanto bisogno, continuano a togliere perchè dicono che con l’elettrico ci sono meno operazioni da fare. Ma intanto, adesso, con la saturazione attuale, è quasi impossibile reggere la postazione, la sera devi prendere l’antidolorifico quando rientri a casa. Potete chiedere ad altri colleghi, vi confermeranno l’insostenibilità dei carichi di lavoro, oggi più che mai”. Ma allora perchè non fermare la linea, quando va troppo di corsa e non ce la fate? “Neanche questo si può fare – assicura – anzi, se lo fai, ed è un diritto quando corre troppo veloce, viene il Capo Ute a rimproverarti”. Come dire, la linea deve correre comunque. Ad ogni costo, perché così è stato decretato dall’alto.
A questo punto, però, il lavoratore, ormai esasperato, lancia la provocazione. “Proprio oggi passava sulla linea un delegato sindacale, quasi mi ha ignorato, vuol dire che anche loro non sanno come gestire il momento. Allora ecco il mio invito: i sindacalisti vengano sulla linea, per un turno intero, e vengano a vedere in che condizioni siamo costretti a lavorare. Vengano e vedano. Solo così possono toccare la realtà con mano e vedere cos’è diventato il lavoro lì dentro”. E infine: “A me pare che vogliono ridurci all’osso, a 2mila e anche meno. E quindi anche i nostri rappresentanti devono capire che se continuano i licenziamenti, se ci riduciamo ulteriormente, anche per loro non ci sarà molto futuro”.


