Giornalisti aggrediti, indaga la Digos di Potenza

Un’aggressione in piena regola, una persona ferita e una fuga precipitosa per evitare il peggio.

Ieri, 15 marzo, intorno alle 13,30 i due giornalisti, che stanno lavorando a un’inchiesta sull’affare eolico in Basilicata si sono recati con Fidanza e Becce, (entrambi proprietari di due aziende agricole della zona) per realizzare un servizio che riguarda un impianto eolico in costruzione in contrada Serra Acqua Fredda di Tolve del quale il nostro giornale si è già occupato in precedenti inchieste.

Appena arrivati sul posto, i due giornalisti, hanno cominciato a scattare alcune foto e realizzare alcuni video. In pochi minuti sono stati avvicinati da due uomini che pare siano fiduciari della ditta esecutrice dei lavori. Fiduciari che sono passati subito ai fatti.

Senza lasciare che i giornalisti spiegassero la loro presenza sul posto, i due hanno aggredito il collega Finizio strappandogli di mano il telefonino, che è stato schiacciato, spezzato in due e poi fatto sparire.

Giuseppe Fidanza nel tentativo di recuperare il telefono di Finizio è stato inseguito e aggredito con calci e pugni da tre uomini.

Sia durante l’aggressione che durante la fuga i giornalisti hanno richiesto l’intervento dei carabinieri, attraverso due chiamate al 112, analoga richiesta d’aiuto è stata fatta da Domenico Becce e da Giuseppe Fidanza.

Una volta in salvo, i quattro sono stati raggiunti dai militari della Stazione di Tolve e di Acerenza.

Gli aggressori sono stati identificati. Ad avere la peggio Giuseppe Fidanza, che, ferito alla testa, con tagli alla fronte e al sopracciglio, è stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale di Potenza, dove i sanitari gli hanno riscontrato un trauma cranico e ferite giudicate guaribili in una settimana.

Le immagini video che pubblichiamo sono le poche recuperate dal telefonino di Giusi Cavallo, sfuggito agli aggressori. Le altre e più compromettenti immagini erano nel telefonino distrutto e non ritrovato.

Nel pomeriggio di oggi, invitati dal dirigente della Digos Michele Geltride, Finizio e Cavallo si sono recati in questura a formalizzare la denuncia.

Perché siamo stati aggrediti?

L’eolico in Basilicata coinvolge molte sfere della società, della politica e dell’economia dentro e fuori i confini regionali. Una montagna di soldi e, forse, anche, una montagna di voti. Autorizzazioni facili e dubbie. Non è chiara la natura giuridica e la reale solidità economica delle società costruttrici dei Parchi, per causa delle modifiche vertiginose delle ragioni sociali e delle conseguenti volture.

Dubbi sul frazionamento dei progetti per raggirare, forse, le normative ambientali e fiscali. Dubbi sulla concentrazione degli incarichi progettuali ad alcune società di ingegneria. Dubbi sulla provenienza delle società autorizzate e sulle compagini societarie.

Noi continueremo con le nostre inchieste per svelare il vero business alla base di mille irregolarità e violazioni di legge. Capiremo il giro di affari dei certificati eolici, sveleremo il mercato che distrugge paesaggi, terreni agricoli, ambiente, in nome del denaro.

Mostra tutto il testo Nascondi