Non è esecutato, non è fallito, non è debitore, ma gli tolgono la casa

Lui, Alessandro, non è il debitore. Lo era la madre proprietaria della metà dell’immobile andato all’asta. L’altra metà era del padre da cui Alessandro ha ereditato. Ma procedono comunque alla vendita anche della proprietà di chi debitore non lo era e non lo è e che non è assolutamente toccato dal decreto esecutivo. C’era già un ricorso, ritenuto fondato dal giudice il quale ha sospeso la vendita. Ma…

Nel momento in cui si discute il ricorso nascono problemi. Il giudice che lo aveva ritenuto fondato adesso torna sui suoi passi e lo rigetta ritenendo l’opposizione alla vendita manifestamente infondata. Misteri della giustizia? Macché. “Lascia stare la legge!” Il 7 settembre provano ad eseguire lo sgombero dell’immobile ormai già venduto a prezzo vile, ma lo sgombero non si può fare: perché?

Quell’immobile è dimora principale di Alessandro, esiste una norma che prevede la sospensione o l’annullamento delle operazioni di sgombero fino al 31 ottobre (Legge 27/2020, art. 54). Lo sgombero sarebbe avvenuto in violazione delle procedure (art. 560 del codice di procedura civile: “Quando nell’immobile si trovano beni mobili che non debbono essere consegnati, il custode intima alla parte tenuta al rilascio di asportarli, assegnando ad essa un termine non inferiore a trenta giorni, salvi i casi di urgenza da provarsi con giustificati motivi. Trenta giorni? Lo dice la legge, “ma la scia stare la legge!”

Con una motivazione d’urgenza non motivata il custode concede 22 giorni per l’asportazione dei beni mobili collocati nell’abitazione.

Il custode già il 7 settembre si presenta accompagnata dalla forza pubblica e il fabbro, dimenticando che si stava agendo contro un soggetto che nulla ha a che fare con il debito e che è privato di casa sua, svenduta a prezzo vile in violazione di legge.

La storia, sul piano legale è piuttosto complessa, ma ci basti dire in questo momento che l’esecuzione in danno del povero Alessandro è viziata sotto molteplici profili. Senza essere toccato dal titolo esecutivo, si è visto svilire la sua proprietà al di fuori di una qualsivoglia ragione legale che la giustificherebbe. Ma tant’è. Mentre l’avvocata difensore di Alessandro il giorno del tentato sgombero, il 7 settembre, cerca di spiegare al custode che sta compiendo un atto contro legge, il custode reagisce con la frase che sintetizza tutta la vicenda: “lascia stare la legge!” (vedi video)

E questa affermazione sintetizza e simboleggia molte delle vicende che riguardano le vendite all’asta, le esecuzioni fallimentari di cui ci siamo ampiamente occupati sostenendo anche la battaglia dell’avvocata Anna Maria Caramia che da anni si batte perché la giustizia prevalga a tutela degli esecutati e nei procedimenti fallimentari.

In questa precisa vicenda vi sarebbe l’ombra della speculazione edilizia. Siamo nel quartiere Santo Spirito a Bari, non a caso.

L’avvocata Caramia sa bene che, come diceva qualcuno, “è dimostrato che si può sopravvivere tre giorni senza acqua, due mesi senza cibo e tutta la vita senza giustizia”. Ma lei non condivide. Che possiamo farci, ci sono avvocati che si ostinano a pretendere il rispetto della legge.

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