Commercio, piccoli negozi al tracollo

Nel primo trimestre del 2013 hanno chiuso, in Basilicata, 285 piccoli esercizi, 198 in provincia di Potenza e 87 in quella di Matera.
“Sono ancora i piccoli negozi al dettaglio, che da noi in Basilicata hanno già pagato un prezzo altissimo della crisi dei consumi con 285 attività chiuse (198 in provincia di Potenza e 87 nel Materano) al primo trimestre 2013, a risentire direttamente del dato negativo delle vendite di marzo, un nuovo e severo monito sulla condizione di crescente difficoltà per il comparto commerciale”. E’ il commento di Prospero Cassino, presidente di Confesercenti della provincia di Potenza, per il quale “siamo ad un tracollo angosciante di interi settori del commercio, a partire da quello dell’abbigliamento da tempo in affanno, con un pesantissimo – 9% ed una previsione di chiusura, a livello nazionale, per il 2013, di 13-14 mila unità, come per l’arredamento (-7%), articoli per la casa (-6,8%) e gioiellerie (-6%). Regge a fatica l’alimentare mentre soffrono sempre di più i negozi di vicinato che sfiorano una vera e propria Waterloo con un calo che, in volume, supera l’8% su base annua ed il 7% nei primi tre mesi di quest’anno.
L’Istat segnala infatti, in controtendenza con la grande distribuzione organizzata che sia pure di poco cresce, un calo del 6,6% per quelle imprese operanti su piccole superfici che da noi sono la stragrande maggioranza dei circa 8.500 negozi di vendita al dettaglio. In questa situazione il rischio di desertificazione dei centri urbani si fa sempre più forte e va contrastato con estrema determinazione. La contrazione delle vendite segnala, se ancora ce ne fosse bisogno, anche lo stato di forte disagio nel quale versano i redditi delle famiglie italiane. Ecco perché, secondo Confesercenti, servono misure forti a sostegno della crescita, tagliando con coraggio la spesa ed alleggerendo il carico fiscale di famiglie ed imprese. Gli annunci o il ricorso ad interventi tampone servono ormai a poco. Per ricreare un clima di fiducia in grado di far ripartire crescita e consumi ci vuole una svolta reale nella politica economica che tenga conto anche del fattore tempo”.
Per Cassino “la priorità è costruire le condizioni che consentano alle piccole imprese di esprimere compiutamente le loro potenzialità. Essa deve diventare una responsabilità condivisa dalle istituzioni e dalla politica, dalle forze economiche e sociali. Una responsabilità che avvertiamo anzitutto come nostra, di chi pone al centro della propria missione di rappresentanza la relazione stretta tra imprese e territori. Non regge la tesi di chi passa con grande disinvoltura dal “piccolo è bello” al “piccolo è brutto ed inefficiente” e che sostiene che l’Italia arranca perché le Pmi non crescono. Non è così perché molte delle nostre imprese, poco sostenute ed appesantite dal fisco opprimente e da adempimenti assurdi, hanno retto alla crisi ed hanno contribuito significativamente alla tenuta del Paese”.