Disagi, anziani delle aree rurali i più esposti

2 agosto 2013 | 10:14
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Disagi, anziani delle aree rurali i più esposti

“I tagli delle spese sociali, la costante riduzione dei servizi  la mancanza di adeguate strutture assistenziali pongono seri problemi ai pensionati a basso reddito che più degli altri stanno pagando le conseguenze del processo di trasformazione dell’economia e, soprattutto, della crisi.”  Ad affermarlo è Giovanni Bulfaro, presidente dell’Anp-Cia, che con l’associazione nazionale Pensionati e il patronato Inac indica tre impegni principali: la Costituzione della Consulta dell’Anziano in ogni comune, la predisposizione di un piano servizi nei piccoli comuni e nelle oltre 2000 contrade rurali lucane e la carta Regionale del pensionato con la quale accedere e ricevere benefici e servizi. “La necessità nelle aree agricole e rurali lucane di avere tempestivi servizi socio-sanitari – aggiunge Bulfaro -raggiunge picchi molto elevati (95 %) soprattutto tra gli anziani non autosufficienti. La tipologia di disabilità più diffusa è quella legata alle difficoltà di svolgimento delle attività quotidiane di cura della propria persona (3 % della popolazione totale). Segue la disabilità nel movimento (2,2 %), il ‘confinamento individuale a casa’ (2,1 %) e infine la disabilità sensoriale (1 %). Per questo, la Cia ribadisce l’esigenza di “lavorare a una riqualificazione delle aree rurali, stabilendo adeguate provvidenze economiche agli indigenti ed eliminando incongruenze e abusi.” Le statistiche parlano chiaro: il 52% dei pensionati italiani percepisce un assegno mensile  inferiore a mille euro e addirittura il 17% meno di 500 euro al mese. “E gran parte di   queste mini-pensioni sono concentrate nell’agricoltura, nel commercio, nell’artigianato – spiega il presidente Cia Donato Distefano –mentre ad aggravare la situazione, si aggiunge la continua erosione del potere d’acquisto delle pensioni e il drenaggio fiscale, che riduce gli importi netti delle pensioni.Persiste – continua – un’ingiustificata discriminazione nei confronti dei pensionati agricoltori, artigiani e commercianti, soprattutto in materia di assegni familiari e di accesso al pensionamento”.Per i pensionati Cia, dunque, “l’aumento dei minimi di pensione, degli assegni familiari e la modifica del paniere per la rivalutazione delle pensioni in linea con l’inflazione, sono obiettivi irrinunciabili nella battaglia in difesa dei diritti dei pensionati ex coltivatori. In tale contesto, le dotazioni del fondo sanitario nazionale e quello per la non autosufficienza devono essere traguardate ai livelli minimi essenziali che la legge 328/2000 aveva previsto ma che il governo ha messo nel cassetto, affrontando i problemi sociali solo attraverso manovre di bilancio. Inoltre, secondo i pensionati Cia, va sottolineato che “la diminuzione dei trasferimenti agli enti locali, rischia di determinare un meccanismo di ulteriore indebolimento dei servizi nelle aree dove vi sarebbe più necessità, soprattutto quelle rurali.”