Serve, e subito, un piano per il Sud

24 settembre 2013 | 10:12
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Serve, e subito, un piano per il Sud

E’ di 4.515 euro pro-capite in Basilicata, al 2011, la spesa regionalizzata del bilancio dello Stato con un incremento del 5,3% rispetto al 2010 (4.289 euro pro-capite) dell’1,2% rispetto al 2009. Il dato è contenuto in uno studio realizzato dall’Ufficio Politiche Territoriali della Uil nazionale presentato a Bari in occasione della Fiera del Levante allo scopo di lanciare alcune idee per riqualificare la spesa pubblica, per la crescita e l’occupazione.
Secondo lo studio a fronte di una spesa media (Paese) pro-capite regionalizzata di 4.254 euro, ogni cittadino del Nord riceve 3.909 euro, in aumento del 4,1% rispetto al 2009; i cittadini del Centro 4.844 euro, in aumento dello 0,1% rispetto al 2009; mentre i cittadini del Sud ricevono 4.394 euro, con un aumento dello 0,2% nel 2011 sul 2009, ma passando per un andamento, che vede un trend negativo dell’1,3% nel 2010 sul 2009, positivo dell’1,5% nel 2011 rispetto all’anno precedente.
Per tornare alla Basilicata, la Uil fornisce un quadro più ampio della spesa regionalizzata di tutte le Amministrazioni Centrali, riferita al 2010: ai 4.289 euro pro-capite (2010) di provenienza del Bilancio dello Stato, si devono aggiungere 4.196 euro pro-capite degli Enti Previdenziali, 192 euro pro-capite di altri Enti, 138 euro pro-capite di Fondi Comunitari e 192 euro di altri fondi per un totale complessivo di 9.007 euro per  lucano. Una riflessione sull’efficace utilizzo delle risorse finanziarie che affluiscono in Basilicata – commenta il segretario regionale della Uil Carmine Vaccaro – è d’obbligo, contestualmente ad una riflessione sullo stato del federalismo fiscale ancora oggi fermo, tranne che, ovviamente sul versante delle imposte e tasse. Chi sente più parlare di armonizzazione dei bilanci della pubblica amministrazione? E che fine ha fatto il Decreto sanzioni e premi per gli amministratori pubblici, che lasciano il bilancio in deficit? Tutte cose scritte nei 9 Decreti Legislativi per l’attuazione del federalismo fiscale, approvati nel 2011, sono rimasti sulla carta. Lo stesso Patto della Salute, tra Stato e Regioni, che regola la spesa sanitaria, scaduto nel dicembre del 2012 – aggiunge Vaccaro – non è stato rinnovato, con un accordo tacito tra Governo e Regioni, in quanto il federalismo fiscale prevedeva a partire da quest’anno l’avvio della convergenza dalla spesa storica ai costi standard. Pertanto, più che invocare genericamente risparmi, come avviene da anni e da più parti, per poi essere costretti a percorrere la strada dei tagli lineari e semi lineari, occorre avviare rapidamente l’operazione di revisione e riqualificazione di tutta la spesa pubblica. Dunque è indispensabile una revisione di spesa seria e a tutto campo, per ridisegnare il perimetro e i meccanismi, che governano la nostra spesa pubblica. Il che, però, non significa necessariamente tagliare, ma razionalizzare. Come UIL, riteniamo che ci siano ampi spazi per una diversa ripartizione delle spese, che compongono i bilanci delle amministrazioni pubbliche. Tanto per fare un esempio, lo scorso anno, con il secondo studio UIL sui costi della politica, quantificammo i costi diretti e indiretti in 23,5 miliardi di euro, tra funzionamento degli organi istituzionali e la “sovrabbondanza” del sistema istituzionale. Per abbattere tali costi e rendere efficace ed efficiente il nostro sistema politico ed amministrativo, serve un disegno organico, ad iniziare dalle riforme istituzionali e costituzionali. Tutti concordiamo che ci sono troppi livelli amministrati occorre snellire le procedure burocratiche, che c’è un numero eccessivo di società pubbliche partecipate. Per un diverso modo di finanziare la spesa pubblica – dice il segretario UIL – dobbiamo ripartire da una nuova politica industriale soprattutto nel Mezzogiorno. Perché, come ha sostenuto il Presidente del Consiglio Letta, all’inaugurazione della Fiera del Levante: se riparte la locomotiva del Sud riparte l’intera economia del Paese. Condividiamo in pieno le parole del Presidente del Consiglio, ma la sfida che lanciamo è di non perdere l’occasione rappresentata dai fondi europei. La proposta centrale della Ul è quella di un piano per il Sud incentrato sul potenziamento del bonus occupazione giovanile; stage e tirocini; incentivi alle imprese per investimenti; il potenziamento del sistema del credito alle imprese; un piano per rilanciare il settore dell’edilizia con il finanziamento in piccole opere di risanamento degli edifici pubblici (scuole, ospedali), immediatamente cantierabili. Un’ipotesi, condivisa da tutte le parti sociali, e, rilanciata nei primi giorni di settembre, da UIL, CGIL, CISL e Confindustria, con un documento congiunto inviato, oltrechè al Governo, anche ai Presidenti delle Regioni. In questa ottica gioca un ruolo fondamentale, soprattutto nel Sud, un diverso e più razionale utilizzo delle risorse ordinarie. E qui, si sfata il “mito”, che vede il Sud assistito con risorse nazionali, che provengono da altre aree. Non si tratta, certo, di creare nuovi dualismi tra Nord-Sud, o peggio ancora di avvalorare la tesi che il Sud vada ulteriormente assistito, non è nelle nostre intenzioni, ma di certo, occorre fare una riflessione, ad iniziare dalla prossima Legge di Stabilità, nell’orientare le risorse ordinarie nazionali, sia di parte corrente, sia per investimenti, maggiormente orientata a ridurre gli squilibri territoriali. Da questo punto di vista l’istituzione dell’Agenzia Nazionale per la Coesione Territoriale, fortemente voluta dal Ministro Trigilia, da noi condivisa seppur con degli approfondimenti sul suo ruolo operativo, dovrebbe essere lo strumento principale per risolvere, non solo gli annosi problemi della Governance nell’utilizzo dei Fondi Strutturali Europei, ma anche sede di verifica e monitoraggio dell’integrazione delle risorse ordinarie con quelle europee. In quanto, se nel Mezzogiorno la spesa dei fondi strutturali europei viene impiegata per supplire a minori risorse nazionali – conclude Vaccaro –  avremmo sprecato l’ennesima occasione per creare crescita, sviluppo e occupazione.