Prigionieri non sono i lupi ma l’“esercito” borghesotto e radical-chic

3 giugno 2014 | 16:47
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Prigionieri non sono i lupi ma l’“esercito” borghesotto e radical-chic

Lo ribadisco da anni con piglio obiettivo senza mai stancarmi, ora lo faccio con rabbia: Potenza è tenuta sotto scacco da un’orda di saraceni. Questa volta non c’entrano le urne, le tornate elettorali, gli apparentamenti partitici, i ballottaggi e le diatribe all’ultimo voto. Le estenuanti paturnie post San Gerardo sembrano ormai una prassi consolidata che fa da corredo e da “scollante” alla festa più importante del capoluogo. E’ come nel calcio; tutti si improvvisano allenatori, tutti bravi ad impostare il modulo tattico, a disquisire su cosa è giusto e cosa è sbagliato, tutti insomma soloni dell’ultimora. Anche in questa edizione le polemiche si sono sprecate, insomma non ci siamo fatti mancare nulla. A prescindere dall’atavica negligenza dell’amministrazione comunale nell’individuare un’area idonea (Montereale è un parco, non un pisciatoio) dove allocare gli ambulanti e le loro mercanzie, a tenere banco è stata la controversia legata alla presenza dei lupi in gabbia durante il percorso da valle in cima. Posto che si tratti di cani cecoslovacchi (poco importa) ne ho sentite e lette di tutti i colori, di cotte e di crude: gente indignata e scandalizzata al passaggio della gabbia, bambini così spaventati che Cappuccetto Rosso al loro confronto era diventata l’Uomo Tigre, animalisti improvvisati pronti ad “ululare” allo scandalo. Insomma un coacervo di pareri dissenzienti più vicini al pregiudizio che ad una critica costruttiva, che, per carità, è ampiamente legittima; illegittimo semmai è il pulpito dal quale queste invettive provengono. Si tratta di gente che nella maggior parte dei casi non chiude un occhio sulle condizioni dei randagi nei canili, di “manichini” in carne ed ossa che d’inverno ostentano il visone ormai “cadavere”, di perbenisti con l’acquario in salotto e il cricetino nella ruota o di genitori gongolanti nel pagare il biglietto ai propri “cuccioli” mentre si sollazzano al circo. Ebbene a costo di risultare impopolare non c’è nulla di strano nel veder sfilare per due ore due cani-lupo (così accontentiamo i fanatici del pedigree) in una rappresentazione (l’unica) che regala alla città un’identità che molti rinchiudono nel baule dell’oblio. Il pregiudizio, questo sì una brutta bestia, per tanti anni ha calpestato i fasti, la tradizione, il dialetto, la storia di una città bistrattata da via Pretoria sino all’ultima contrada (solo in ordine toponomastico). Amo sempre ripetere che sono potentino di prima generazione: la mia. E per quanto possa vivere la dicotomia odio/amore verso questa città, alla fine in maniera naturale è sempre l’ultimo a prevalere. Il mio approvare la presenza dei lupi, così come dei buoi piuttosto che dei falconi, dei cavalli (ci mancherebbe soltanto che deturpassimo la tradizione e dal prossimo anno defenestrassimo gli animali) non è assolutamente un endorsement al Comitato scientifico che lavora per un anno intero alla preparazione di un evento che quest’anno si è avvalso della presenza di oltre 1400 figuranti. Tra cui il sottoscritto. E qui si moltiplica la mia rabbia. Dove sta di casa il rispetto di quella folla di pseudo-animalisti (non tutta la folla, per carità) che nel passaggio del “torpedone” dei figuranti ti passa davanti ostacolando il cammino come si trattasse del normale struscio pretoriano? Certa gente evidentemente preferisce subordinare l’educazione e il riguardo verso i propri simili alla venerazione per gli animali. E sia chiaro, non ce l’ho con gli amici a quattro zampe, i volatili, i pescetti rossi e tutta l’arca di Noè. In questi anni da figurante ho udito lo sfottò delle ali della folla (e non sempre si è trattato di ragazzini) assiepata ai lati della strada, ho sentito i pugni per testare la consistenza del mio elmetto, ho sgomitato per evitare che il passante di turno si sentisse “offeso” che la sua passeggiata venisse ostruita dalla parata, ho visto palline da tennis e lattine lanciate sul mio scudo. Non sono il solo. Anche altri hanno “sopportato” certe ingerenze. Chi ci mette la faccia, come in tutte le cose, deve pagare lo scotto dell’opinione, ciò non esula, tuttavia, dal fatto che il popolo potentino che assiste alla parata debba sentirsi parte integrante di essa, partecipandovi; non per interporsi in modo irriverente nella marcia dei figuranti. Deve mangiarsi un’emozione. E’ raro infatti strappare qualche applauso al “pubblico”. La Parata tutto sommato è stata imponente, come le solite sterili polemiche da bar. Avrei preferito invece una sfilata sottotono e qualche “latrato” in meno. Senza schiamazzi. Per il rispetto che si deve ad un giovane potentino, Fabio Telesca, la cui vita è stata strappata a causa di un maledetto incidente a venti giorni dalle nozze proprio quando i figuranti erano confluiti al Viviani. E’ errata la notizia riportata dagli organi di stampa secondo la quale sua moglie Rossella (moglie a tutti gli effetti per lo Stato e non compagna) era tra i figuranti ed avrebbe appreso la tragica notizia allo stadio. No. Lo stava aspettando semplicemente a casa. E come dimenticare Domenico Lorusso, ucciso barbaramente a Monaco da un assassino a piede libero? Pochi schiamazzi. Lo stesso rispetto si deve a lui ad un anno dalla morte. E’ sacrosanto che la festa vada avanti ma come ho già avuto modo di scrivere sui social network è assurdo come Potenza possa regalare tante emozioni nei suoi giorni più importanti e al contempo per due anni consecutivi se le riprenda strappando alla vita i suoi figli. I saraceni per concludere, non sfilano, li abbiamo in casa. Avvezzi sempre a puntare il dito contro ogni iniziativa. Non sono i lupi ad essere prigionieri. E’ questo “esercito” borghesotto e radical-chic di potentini a dover uscire dalla propria gabbia dorata. (Francesco Caputo)