La “follia del solare termodinamico”

25 settembre 2014 | 11:14
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La “follia del solare termodinamico”

La “follia” del solare termodinamico “dal punto di vista ingegneristico ed economico, è una mostruosità” È semplice constatare che gli impianti “solari termodinamici” non sono la soluzione al problema energetico. Sopratutto non lo sono per l’Italia ancor più se collocati nella Regione Basilicata. Sicuramente rappresentano un modo per “fare soldi” e poter accedere ai tanto sospirati incentivi statali. Sicuramente rappresentano la possibilità per accedere ai mercati internazionali per incassare ancora più “soldi”.

Il Presidente dell’ANEST (Associazione Nazionale dell’Energia Solare Termodinamica), Gianluigi Angelantoni, grande sostenitore del “solare termodinamico” in Italia, durante il convegno che si tenne a Palermo il 18/19 settembre 2012 affermò testualmente: “… l’incentivazione che è stata data non è molto elevata in termini di MW istallabili. Quello che noi faremo in Italia, non è un qualcosa che servirà più di tanto al mercato nazionale dell’energia. Non possiamo pensare che 600 MW o 1 GW o quand’anche si arrivasse a 2 GW siano risolutivi per il nostro programma energetico … … Quello che faremo in Italia sarà importantissimo perché servirà da palestra per tutto quello che faremo dopo. Le sperimentazioni sono vitali per cui gli impianti che faremo qui serviranno a dare quel know how tecnologico, quella leadership alle imprese italiane che poi potranno meglio competere sui mercati internazionali”. I mercati a cui fa cenno sono l’Arabia Saudita e la Cina. In Arabia Saudita il K.A.CARE (King Abdullah City for Atomic and Renewable Energy) prevede di installare 25.000 MW di “solare termodinamico” nel giro di 20 anni con investimenti che superano i 100 miliardi di dollari. In Cina si prevede, nell’altopiano del Tibet, una potenza istallabile 15.000 MW di “solare termodinamico” su una superficie di 20.000 ettari di totale deserto. È così complicato comprendere che l’Italia, la Basilicata in particolare, non è l’Arabia Saudita, non è l’altopiano del Tibet, non è un qualunque altro deserto follemente immaginabile?

Nella regione Basilicata è ormai noto che si vorrebbe realizzare un impianto “solare termodinamico” di potenza 50 MWe che prevede, per motivi di sicurezza e continuità di funzionamento, anche la combustione di oltre 7.7 milioni di normal metri cubi di gas metano ogni anno. Per rimanere in tema di “follia”, giusto per prendere in prestito una parola usata dal Dott. Mario Giardini di cui si farà cenno in seguito, quali sono i numeri dell’impianto? Tanto è già stato detto sui numeri in generale, ma poco sulla reale efficienza dell’impianto. La società Teknosolar Italia 2 S.r.l., proponente l’impianto “solare termodinamico” in Regione Basilicata, dichiara che l’efficienza lorda è del 37.7%. Questo dato però si riferisce soltanto alla stato finale di conversione da vapore surriscaldato a elettricità (vapore/turbina/alternatore), mentre la situazione fisica è molto diversa. Per questo particolare aspetto, è stato prezioso l’aiuto del Dott. Domenico Coiante, Fisico, già Ricercatore e Dirigente per trentacinque anni presso l’ENEA, ove ha diretto il settore Fonti di Energia Rinnovabile. Dalla sua dettagliata e ampia relazione, basta su numerosi calcoli e su una conclusiva verifica di congruità dell’efficienza, si legge che “l’efficienza totale stimata, tenendo conto di tutte le perdite, si attesta al 9.6 %”. Avete letto bene, non arriva neppure al 10 %. Inoltre, “la stima dell’efficienza condotta sulla base dell’integrazione dei dati di progetto con altri dati stimati (non forniti esplicitamente nella relazione, ma ricavabili da essa come l’autoconsumo di centrale) porta ad un valore sensibilmente più basso dell’elettricità netta immessa in rete (115 GWh contro i 163 GWh). Ciò ha come conseguenza che il consumo annuale di gas per integrare la fornitura elettrica contrattuale passa dai previsti 53841 MWht ai 205254 MWht, corrispondenti alla ripianatura del deficit elettrico lordo di 77.4 GWh/anno. In tal modo l’integrazione termoelettrica da gas metano raggiunge il 39.8% contro il 15% dichiarato dalla relazione tecnica della società. La conclusione è che la classificazione della centrale appare sempre più del tipo ibrido che solare”.

Ogni commento è superfluo, i numeri parlano da soli: passare dal 15% a quasi il 40% fa capire che la centrale termodinamica è molto meno “solare” di quanto la si vorrebbe far apparire. Si ribadisce che la Basilicata non è l’Arabia Saudita. Non lo è per gli investimenti sul petrolio, non lo è per gli investimenti sul “solare termodinamico”. Ovviamente, se si parla di “follia”, tutto il mondo è paese. Infatti, giorni fa sul sito web “Contro l’Italia dei NO” compare un interessante articolo, a firma di Mario Giardini, dal titolo “La centrale solare termica nel Mojave brilla meno del sole del deserto”. Ricordiamo che il Mojave è uno sconfinato deserto californiano quindi nulla a che vedere con i fertili terreni della Basilicata dove si vorrebbe realizzare la centrale termoelettrica ibrida alimentata dal sole e dal gas metano. La centrale lucana vorrebbe occupare terreni in agro di Banzi, ma in buona parte coltivati dalla Comunità di Palazzo San Gervasio. I passaggi più salienti dell’articolo riportano ciò che l’Associazione Intercomunale Lucania ha sempre sostenuto e non solamente a parole, ma anche per mezzo di perizie e relazioni tecniche redatte tramite il supporto del mondo scientifico ed accademico. L’articolo evidenzia che: “dal punto di vista dei costi per ogni unità di energia prodotta, è pura e semplice follia. Per le dimensioni ed il consumo del territorio che ne consegue. Per la ridottissima efficienza. Perché non elimina la necessità di impianti ausiliari di tipo tradizionale. Per la ricaduta occupazionale: si sono investiti miliardi di dollari, e gli impiegati che ci lavorano a tempo pieno sono 65. Per i costi, assolutamente folli in relazione ai ridicoli benefici ambientali ottenuti”.

L’articolo continua con la sua disamina evidenziando che  “per poter garantire un funzionamento continuo, e non potendo mantenere, di notte, pressione e temperatura del boiler ai valori necessari, causa dispersione termica, si è costretti ad usare una caldaia per produrre calore. Alimentata a gas. Il progetto originale parlava di un’ora sola al giorno. Di fatto, ad esercizio commerciale iniziato, ne servono 4,5 circa. Errore di progetto? O bugia detta in sede di presentazione dell’impianto per farlo apparire più appetibile all’opinione pubblica?”. Il Dott. Mario Girardini si pone giustamente la domanda: perché si è voluto realizzare ciò che rappresenta una follia? Nell’articolo si legge la risposta: “Paga tutto l’utente. L’impianto è sussidiato dal governo. Che significa: il governo privilegia dei privati e garantisce loro una rendita sicura per 25 anni. A spese di quello sciocco contribuente che pensa di poter fare qualcosa di serio per l’ambiente. Rendita sicura? Certo. Perché viene pagata dal sovrapprezzo che gli utilizzatori si trovano sulla bolletta mensile. Esattamente come da noi”. Emblematica una delle frasi conclusive: “Il solare termico viene propagandato come il futuro delle rinnovabili. Dal punto di vista ingegneristico ed economico, è una mostruosità”.  A futura memoria affinché nessuno possa mascherarsi dietro il “non sapevo o non immaginavo”. L’invito alla società d’affari è quello di dimenticarsi della fertile Piana , tanto cara alla comunità di Palazzo San Gervasio, e convincersi che la perdita di tempo porterà solamente a perdere altro tempo. Gli incentivi statali aspettano inesorabilmente e quindi, ci chiediamo, che senso avrebbe continuare a difendere l’indifendibile ignorando quella voce sempre più assordante che afferma “il solare termodinamico da qui non passa”. Non sarebbe meglio dirigersi altrove sperando di non inciampare, lungo il proprio percorso, in un’altra Associazione Intercomunale Lucania? Si rispetti chi vuole difendere la propria Terra e soprattutto coloro i quali non gradiscono essere beffati con nauseabonde millanterie mixate con sconcertanti rassicurazioni. Ing. Donato Cancellara Associazione Intercomunale Lucania