“Nessun buco nero all’ex Biblioteca provinciale di Potenza”

In riferimento all’articolo comparso il 19 dicembre 2014 su codesta testata giornalistica, intitolato “Ex biblioteca provinciale di Potenza. Un buco nero senza fondo”, la verità dei fatti e il diritto ad una corretta informazione da parte dei cittadini impongono una replica circostanziata che faccia luce sui presunti “misteri”. Nell’articolo si presenta come una “stranezza” la circostanza che nessuna delle ditte facenti parte dell’ATI originariamente vincitrice della gara per l’esecuzione dei lavori di restauro e recupero funzionale dell’edificio da adibire a sede dell’Archivio di Stato di Potenza non sia più rientrata in gioco all’atto della aggiudicazione definitiva dei lavori stessi. Ma vediamo i fatti. Il 20 ottobre 2004 l’appalto concorso per l’affidamento della progettazione esecutiva e dell’esecuzione dei sopradetti lavori veniva provvisoriamente aggiudicato all’ATI Pouchain Srl. Il 26 novembre 2004 i soggetti mandanti della predetta ATI comunicavano alla stazione appaltante il fallimento della mandataria Pouchain; allo stesso tempo, i detti soggetti confermavano il loro interesse ad eseguire l’appalto costituendo una nuova mandataria. Quest’ultima veniva individuata nell’impresa Izzo Mario Costruzioni Srl. Ben presto, però, l’ATI Costruzioni generali GSVMD di D’Auria Luigi & C. Sas, classificatasi subito dopo l’ATI Pouchain, chiedeva il provvedimento di aggiudicazione definitiva in proprio favore. Al termine di una complessa vicenda di ricorsi da parte di vari soggetti, con sentenza del 30 maggio 2008 il TAR Basilicata accoglieva il ricorso presentato dalla Costruzioni Generali GSVMD, stabilendo a favore della stessa ATI l’aggiudicazione definitiva dell’appalto. La sentenza del TAR di Basilicata veniva confermata dalla decisione del Consiglio di Stato n. 6038 del 2008. Di conseguenza, sia la mandataria Izzo Mario Costruzioni che i soggetti mandanti della stessa ATI sono rimasti esclusi dall’appalto. Dove è dunque la “stranezza” paventata nell’articolo? In quest’ultimo si scrive, ancora, che non si conoscono “lo stato attuale dei lavori” né “gli importi finora spesi”. A tale proposito si fa presente che sarebbe stato possibile fornire tali dati nello stesso articolo se solo essi fossero stati richiesti alla scrivente da un giornalista di codesta testata. Cosa significa scrivere un buon articolo se non attingere le notizie dalle diverse fonti senza limitarsi ad ascoltarne solo una? In seguito all’aggiudicazione definitiva, dunque, hanno avuto inizio i lavori che, purtroppo, è stato necessario sospendere a causa di varie problematiche nel frattempo subentrate, non ultima la questione dell’acquisizione dell’immobile da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che è stato possibile definire solo nelle scorse settimane. Quanto agli importi sinora spesi, essi ammontano alla somma di € 722.922,7, comprensiva del pagamento di tre Stati di avanzamento lavori. La scrivente si sta adoperando perché il cantiere possa ripartire quanto prima. Il primo soggetto interessato all’ultimazione dei lavori, infatti, è proprio l’Archivio di Stato di Potenza, attualmente costretto ad operare in una sede ormai divenuta inidonea, soprattutto a causa della saturazione dello spazio nei depositi, la quale rende impossibile l’acquisizione di nuova documentazione archivistica. Un’ultima notazione. All’estensore dell’articolo sembra sfuggire un dato piuttosto rilevante. E cioè che l’Archivio di Stato di Potenza, come tutti gli uffici dei vari Ministeri decentrati sul territorio, è soggetto al controllo di regolarità amministrativa e contabile della Ragioneria territorialmente competente: tale controllo fa sì che la gestione finanziaria dell’Archivio si svolga in conformità alle regole di bilancio, raggiungendo l’obiettivo della corretta e rigorosa gestione delle risorse pubbliche. Nessun “buco nero” si può pertanto celare nella gestione delle risorse assegnate all’Istituto. A meno di non mettere in dubbio anche l’operato della predetta Ragioneria territoriale. Fomentare una cultura del sospetto e dello scandalo solo per il gusto di gettare discredito, e pertanto in palese malafede, non significa certo agire da cittadini coscienziosi e davvero desiderosi del bene comune. Valeria Verrastro Direttore Archivio di Stato di Potenza