
I suoi oltre 10mila follower hanno compreso la sua vera identità, che non è legata a un nome o un sesso, ma alla scelta di campo che ha fatto
Chi la segue su Twitter (10.300 follower) sa bene chi è Dukana. O meglio ne ha compreso la sua vera identità, che non è legata a un nome o un sesso, ma alla scelta di campo che ha fatto. Dukana è lucana (o forse no) ma poco importa. E’ certamente tra le poche voci libere rimaste a difendere questa terra, e lo fa a modo suo.
Raccontando ai suoi numerosi follower tutto quel che accade in questa terra, senza mai dimenticarsi del resto del Paese. E’ il suo racconto della Basilicata che cattura l’attenzione: Dukana è sempre sul pezzo. Sferza la politica, chiede, chiama in causa. Lo fa chirurgicamente e senza mai sbagliare un colpo usando ironia, paradossi, metafore e hashtag con maestria.
Dukana non risparmia nessuno. Sculaccia vecchi e nuovi protagonisti della scena politica lucana.
Maltratta i petrolieri con un linguaggio tagliente e senza scampo, punta il dito contro corrotti e corruttori.
Ama la Basilicata, Dukana. La ama di un amore rabbioso per quello che non è stato ma sarebbe potuto essere; di un amore che guarda al futuro come una madre che custodisce la sua creatura in grembo.
Ama la Basilicata con un amore che non conosce vie di mezzo o scadenze temporali per dichiararsi. Chi è veramente Dukana? Che importa. Dukana è la Basilicata che ha voce per denunciare il male che le è stato fatto chiamando alla sbarra i colpevoli. Tweet dopo tweet, hashtag dopo hashtag in un mondo virtuale che spesso è più reale di quello reale.