Lavoratore licenziato “perché chiedeva sicurezza”

29 settembre 2022 | 11:00
Share0
Lavoratore licenziato “perché chiedeva sicurezza”

La denuncia della Fp Cgil di Potenza

“Se si permette ad un’azienda di licenziare un dipendente in congedo straordinario, dopo che questi ha giustamente chiesto il rispetto della sua sicurezza sul luogo di lavoro, rischiamo di creare un pericoloso precedente che aprirebbe la strada ad un facile annullamento di quei diritti riconosciuti dalle norme vigenti e dalla nostra Costituzione. Per questo crediamo sia inaccettabile il comportamento di un’azienda specializzata nella raccolta dei rifiuti che ha inviato la lettera di licenziamento ad un suo dipendente in congedo straordinario. Il lavoratore, in precedenza, aveva più volte chiesto al suo datore il rispetto di alcune misure a tutela della salute. La sicurezza sul lavoro non può essere sottaciuta. Abbiamo chiesto, dunque, un incontro urgente al presidente dell’Unione dei Comuni, per cui l’azienda in questione si occupa della raccolta dei rifiuti, e al D.E.C., direttore dell’esecuzione nei contratti di servizi e forniture, al fine di verificare il capitolato su questo tema, l’applicazione del Ccnl e i livelli d’inquadramento dei lavoratori”.

Così il la Funzione pubblica Cgil Potenza tramite Michele Sannazzaro denuncia “la punizione inflitta al dipendente a cui l’azienda non solo non ha garantito il rispetto della sua sicurezza ma lo ha anche spostato dalla raccolta dei cartoni allo spazzamento, prima che questi chiedesse il congedo straordinario per motivi di salute. Dopo la richiesta di congedo l’azienda, inoltre, ha iniziato a far recapitare al lavoratore contestazioni disciplinari, in tutto otto, motivandole con il mancato rispetto di una norma del contratto collettivo del lavoro. Le contestazioni sono iniziate a febbraio 2022. Lo scorso agosto la nona per la quale è stata chiesta dal lavoratore un’audizione. Dopo una seria di rinvii, il 2 settembre c’è stato l’incontro che si sperava potesse essere chiarificatore e risolutivo. A metà settembre, invece, sono state applicate tutte le sanzioni disciplinari relative alle contestazioni notificate a far data da febbraio. Pochi giorni fa la notifica del licenziamento in ragione delle sanzioni disciplinari. Il lavoratore, che in tanti anni di servizio non ha mai avuto nemmeno un richiamo verbale, all’improvviso si trova costretto ad impugnare il licenziamento con una moglie casalinga, un mutuo da pagare e figli che frequentano scuola e università”.

Per Sannazzaro la vicenda rispecchia un modus operandi “finalizzato a punire chi chiede il rispetto dei propri diritti e, al contempo, anche per lanciare un messaggio agli altri: è vietato chiedere la tutela della propria salute sul posto di lavoro. Ed è anche questo modus operandi alla base degli incidenti sul lavoro. Se ne parla, purtroppo, solo quando le cronache giornalistiche evidenziano, a livello nazionale, i problemi che, invece, sono quotidiani”.

Il lavoratore in questione aveva chiesto di aumentare il numero di cassonetti per la raccolta del cartone affinché si potesse ridurre o eliminare il fenomeno dei rifiuti lasciati in strada e dove, spesso, si nascono animali come serpenti o topi. L’aumento dei cassonetti per il cartone avrebbe, inoltre, evitato al dipendente dell’azienda gli sforzi a cui, invece, era costretto per raccogliere i rifiuti lasciati in strada.

“Il nostro compito e soprattutto quello degli organi deputati al controllo unitamente al D.E.C. è -ha continuato Sannazzaro- quello di verificare puntualmente se i capitolati d’appalto vengano rispettati dalle aziende esecutrici. Il lavoratore da mesi ha intrapreso una piccola “battaglia” per far adottare le normali misure di sicurezza che i comuni e l’Unione dei Comuni hanno il dovere di far rispettare. Il lavoratore tramite questa sigla sindacale ha scritto più volte all’azienda e si è rivolto più volte all’Unione dei Comuni senza, però, ottenere il risultato sperato. Tale atteggiamento è gravissimo e per tale motivo il lavoratore verrà tutelato in ogni sede. Ancora più grave è licenziare un lavoratore in questo periodo storico di crisi. Per la Funzione Pubblica Cgil, inoltre, si aggiunge la puerile motivazione del licenziamento che occulta il diritto alla sicurezza sul lavoro del lavoratore. Per questi motivi non possiamo rimanere insensibili e metteremo a conoscenza di questo licenziamento -ha concluso Sannazzaro- ogni istituzione, nel caso, anche la Procura della Repubblica”.