Elezioni: Il M5S, la matematica e la storia

2 ottobre 2023 | 11:03
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Elezioni: Il M5S, la matematica e la storia

“Vendersi l’anima in cambio di un progetto vincente per cambiare le cose può avere un senso, farlo per una perdente ammucchiata dove conta solo la conquista del potere e così condannarsi alla irrilevanza è da fessi”

Caro Michele, ho letto con interesse il tuo pezzo: Basilicata, elezioni: il Movimento Cinque Stelle al bivio. Da ingegnere, con la passione della storia e della matematica, mi permetto di dirti che alla tua analisi andrebbe aggiunta sia l’una, la matematica, sia l’altra, la storia.

Le trappole della matematica, materia poco amata dai più, si nascondono nelle operazioni più semplici. Più nelle addizioni che nelle sottrazioni divisioni e moltiplicazioni, per non parlare di derivate e integrali. Anche perché agli integrali ci si arriva già smagati. Già, pare strano. Ma quante volte ci siamo sentiti dire: stai sommando le mele con le pere? Insomma, al contrario di quello che diceva Totò la somma quasi mai fa il totale, soprattutto nella vita e ancora di più in politica: materia impalpabile e piena di insidie e misteri.

Veniamo alla storia. Che la somma non faccia il totale lo sanno bene in Molise. Alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 i voti del PD, di Di Maio, di Bonelli e Fratoianni e di + Europa sommati insieme furono del 23%, aggiungendo quelli del M5S, 24%, più quelli di Azione, quasi il 5%, il totale fece più del 52% dei voti validi. Alle politiche del 2022, ricordiamolo per i deboli di memoria, i partiti di centro sinistra non si presentarono uniti a causa del fatto che Enrico Letta, inseguendo l’agenda Draghi, pensava di sostituire i voti del M5S con quelli di Di Maio. Ancora una volta torniamo alla matematica. Il ‘metodo per sostituzione’ riesce solo ai primi della classe e non ai ripetenti.

Il 25 giugno 2023 si è votò per le regionali in Molise, storia. Qualcuno ha sommato mele e pere, matematica, e ha pensato al campo largo. Ideona: partendo dal 52% sarebbe stato facile vincere le regionali mettendosi tutti insieme a prescindere. Risultato: dal 52 al 36% con il M5S dal 24% al 7% dei voti, nonostante il candidato presidente, e il Centro Destra al 62%.

Alle scorse politiche in Basilicata le cose per il c.d. campo largo andarono ancora meglio. Il PD e i suoi alleati presero il 21,6% dei voti, Azione, il 9,8% (contro il 5% del Molise ma lì non c’era Pittella) e il M5S il 25%: totale un bel 56,4%. Un bel capitale a disposizione dei supporter del campo largo. E allora è fatta? Basta mettersi d’accordo tra segreterie e addio al centrodestra? Il Molise, per chi la pensa così, sembra lontano come l’America, dall’altra parte della Luna. Eppure, numeri alle mani, il Molise anticipa sempre di un anno i risultati lucani.

Qui, caro Michele, finisce la mancanza del tuo articolo. Per il resto concordo. E diciamoci la verità: ormai la politica pare frequentata da ripetenti sia in storia sia in matematica, dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno. Non è solo un fatto locale. Dimenticano tutti gli elettori. Questi non obbediscono più alle direttive di partito e dei capibastone, e hanno ormai lo stesso livello di fedeltà elettorale di una cinciallegra in amore in preda a una crisi ormonale e se ne fregano dei calcoli degli apparati dei partiti. In una situazione di disaffezione totale e di insofferenza verso i giochi di potere dei palazzi ci vuole già un miracolo per avere almeno un elettore su due che va alle urne. Dati alla mano l’elettorato più propenso a non andarci è quello del M5S. Ci sono poi le antipatie viscerali tra elettorati contigui ma antitetici cha quasi mai fanno sommare i voti. Non bastano i comizi a convincere la loro pancia.

Insomma, pare brutto dirlo, ma se tutto va bene siamo rovinati. Se si farà in Basilicata il campo largo gli elettori, in specie del M5S e quelli di opinione, non voteranno determinando così la vittoria del Centro Destra. Se si andrà in ordine sparso con un progetto identitario e di proposte serie l’elettorato del M5S in assenza di alleanze forse a votare ci andrà, ma per il sistema elettorale i loro voti non si potranno sommare e vincerà lo stesso il Centro Destra.

Insomma mi pare, visto quello che sento in giro e quello che scrivi, una partita già persa anche perché le parole d’ordine del passato, tipo se no vincono le destre, non funzionano più perché, diciamoci la masochistica verità, per cosa dovremmo rimpiangere i governi Pittella e De Filippo rispetto a quello di Bardi? E in termini programmatici in cosa si differenziano le due aree? Si può fare ancora qualcosa? Certamente se non si capisce che occorre riallineare le priorità della politica e quelle della società sarà dura, se negli incontri tra delegazioni si fa la somma tra mele e pere sarà impossibile.

Non è che il campo largo sia in sé una bestemmia ma come si fa a fare una alleanza M5S con Azione, visto che il suo leader, Calenda, un giorno sì a l’altro pure, dice che il M5S è, addirittura, un disvalore per l’Italia? C’è un problema minimo di dignità. Forse la politica l’ha persa, ma alla fine a contare sono gli elettori e se si sommano mele e pere senza un ordine di priorità e senza un progetto politico e senza visione sembrerà a tutti una operazione di potere per dare un posto a qualcuno.

Potrebbe mai vincere il Centro Sinistra? Per farlo occorre maturare tra i potenziali alleati, PD e M5S in primis ma anche società civile, citavi Volt che va benissimo, e altre esperienze politiche di vari orientamenti, le priorità attorno a cui costruire un senso di comune impegno e appartenenza e selezionare un ceto politico in grado di difendere gli interessi di questa terra, contro l’Autonomia Differenziata tanto per iniziare, e, per una volta, far prevalere gli interessi del territorio rispetto a quello proprio e dei partiti di appartenenza.

Ci vorrebbe poi, per facilitare l’impresa già ardua, un atto di generosità da parte di chi ha tirato le fila della politica lucana degli ultimi 20 anni facendo un passo indietro e ritagliandosi un ruolo da ‘padre nobile’. Ma tutto questo, come direbbe Zichicchi – Crozza, non è scienza, ma fantascienza, e se fosse l’ordinarietà della azione politica il Paese non sarebbe nelle attuali condizioni.

Personalmente sono ormai concentrato su una priorità: il NO all’Autonomia Differenziata perché segna un punto di non ritorno per questo Paese.  A tutti i politici di tutti gli schieramenti chiedo di sostenere gli sforzi del Comitato Referendum Basilicata  e di mettere prima gli interessi del nostro territorio rispetto a quelli del proprio partito e personali.

A tutti quelli che si sentono tentati da un campo largo costruito a tavolino e non frutto di un serio lavoro su una proposta politica mi permetto di dire con amicizia partecipazione e affetto che vendersi l’anima in cambio di un progetto vincente per cambiare le cose può avere un senso, farlo per una perdente ammucchiata dove conta solo la conquista del potere e così condannarsi alla irrilevanza è da fessi.