Elezioni, Basilicata: “elencare i problemi non significa avere anche le soluzioni”

Sulla sanità solo chiacchiere senza fondamento: se ti viene un infarto in uno dei nostri paesini di montagna?

Francamente mi sono scocciato. Da italiano, da cittadino, da terrone, da lucano mi sono scocciato. In una regione che qualche problemino serio lo ha è veramente umiliante per la politica e i cittadini assistere a questo casting vergognoso per la scelta del prossimo governatore senza che nessuno si sia peritato, né ora né nel decennio precedente, di esporre una minima ideuzza accompagnata dalla conoscenza dei problemi e dei fattori che li generano. Al massimo si assiste ad una elencazione da prima elementare delle ‘priorità’ o delle ‘criticità’, dando per scontato che elencare i problemi significhi avere anche le soluzioni. Sono in trepida attesa che qualcuno dica: mi candido perché voglio fare questo o quest’altro e in questo modo.

Detto ciò, avendo qualche titolo e una lunga militanza nel campo delle proposte per questa nostra regione, ancora una volta mi espongo, inutilmente, a farlo. Inutilmente perché a nessuno frega nulla di fare qualcosa, ma solo di posizionarsi per interessi propri o di bottega. Una politica priva di visione e programmi è solo una schifezza.

Detto ciò partiamo dalla priorità assoluta che tutti, più o meno strumentalmente, individuano: la sanità. Ovviamente occorre diminuire le liste di attesa, dare ai cittadini lucani la sanità che meritano e, dulcis in fundo, un minimo di meritocrazia nella scelta di primari e dirigenti non ce la vogliamo mettere? Meno ovviamente cerchiamo di fare un punto serio sulla questione sanità.

La specificità lucana

La Basilicata è la penultima regione italiana in ordine di densità di popolazione con 53 abitanti per kmq.  Peggio solo la Val d’Aosta. Ha un territorio grande come la metà del Veneto ma ha un decimo degli abitanti. Per capirci se avessimo la stessa densità di popolazione del Veneto (264 abitanti per kmq) avremmo una popolazione di oltre 2,5 milioni di abitanti. In aggiunta negli ultimi 5 anni la Basilicata ha perso -21.928 abitanti, pari a una contrazione del 3,9%, assestandosi a 536.659 abitanti a fine 2023. La contrazione maggiore è a Potenza e provincia con -4,6%, contro il 2,8% di Matera e provincia. La perdita maggiore di popolazione c’è stata nel complesso dei paesi del PO della Val D’Agri, ossia dei paesi interessati dalle estrazioni petrolifere, con ben il 5,5% in meno di abitanti. Solo il 23% dei lucani abita nei due capoluoghi di provincia mentre il resto è disseminato su 129 comuni (con una media per comune di 3.198 abitanti) e dove il 38% della popolazione risiede in comuni con meno di 5.000 abitanti. Il territorio è montuoso, la viabilità è accettabile lungo le fondovalli ma tormentata negli attraversamenti delle montagne. I trasporti pubblici sono quasi del tutto assenti.

Cosa c’entra tutto ciò con la sanità?

Mi pare di ricordare che in nessuna delle parti della Costituzione, e neanche nel Titolo V, ci sia scritto che i diritti dei cittadini siano differenziati in base alla regione in cui vivono. Così come mi pare di ricordare, salvo prova contraria, che i criteri di ripartizione dei fondi regionali della sanità siano omogenei su tutto il territorio nazionale.

E quindi cari candidati presenti futuri e passati a Governatore lucano mi potete spiegare come pensate che si possa, data la specificità della regione che ho illustrato, garantire ai cittadini lucani lo stesso diritto costituzionale, per esempio, dei cittadini lombardi? A Milano con un ospedale si servono 500mila cittadini racchiusi in una decina di fermate di metropolitana. Quindi si possono ottenere economie di scala e di scopo, in Basilicata avere un solo ospedale significa avere un presidio ospedaliero irraggiungibile per la gran parte dei residenti e quindi un solo ospedale non basta. Cosa sono le economie di scala e di scopo? Facciamo finta che Bardi e Fontana abbiano la stessa retribuzione annua di 100.000 euro. In Basilicata il costo va ripartito per i 536mila abitanti, in Lombardia per i quasi 10milioni di abitanti. A parità di incapacità Bardi costerebbe 20 centesimo anno a ogni lucano, Fontana solo 1 centesimo. Ossia venti volte di meno. Lo stesso ragionamento vale per i primari, medici e infermieri. Se in Lombardia per servire 500mila abitanti basta un primario in, per esempio, ginecologia in Basilicata per dare lo stesso servizio ne occorrono almeno 6. E come si fa ad avere 6 primari invece di 1 allo stesso costo? Bacchetta magica?

Il privato

Se la discussione pubblico vs. privato ha un senso in Lombardia, non ha nessun senso farla in Basilicata. Semplicemente perché non ci sono i numeri per rendere attrattivo il settore per l’investimento privato che quindi rimarrà, come ora, marginale. Inoltre mancano le ‘centrali di acquisto ’, ossia i fondi sanitari delle associazioni di categoria o delle grandi aziende, che garantiscono ai propri dipendenti e, sempre più spesso, ai propri pensionati l’accesso a prezzi ragionevoli e contenuti alle strutture private. Queste centrali di acquisto non sono significativamente presenti in Basilicata e quindi alla scarsità assoluta di popolazione si aggiunge la scarsità di persone con mezzi adeguati, propri o intermediati, per accedere a servizi privati.

Il merito

E certo, la soluzione è sempre quella: prendiamone uno bravo invece di un raccomandato. Ma il raccomandato quasi sempre è una capra, e quello bravo per venire in Basilicata vuole essere strapagato. E neanche basta. Perché una componente immateriale dello stipendio è in quella che in management viene definita ‘value proposition’, ossia proposizione di valore, che il territorio è in grado di offrire. Per esempio le scuole e le università per i figli, l’offerta culturale, l’apertura mentale, eccetera. Ma veramente pensate che uno veramente bravo, e senza neanche strapagarlo, venga a impelagarsi in una sanità priva di sbocchi privati, dove deve mandare i figli a studiare lontano e dove la politica è retta dalla relazione corta e dal familismo amorale?

Dove comincia l’accesso alla prestazione sanitaria?

Se ti viene un infarto a Milano in 15 minuti ti possono portare, anche a spalla o con mezzi pubblici, in una struttura ospedaliera. E se ti viene in uno dei nostri paesini di montagna? Se a Roma hai necessità di fare un prelievo o un esame diagnostico scendi sotto casa e trovi 10 strutture. E nei nostri paesini di montagna? Bene che vada devi mettere mano al portafoglio e farti accompagnare da qualche parte. La prestazione sanitaria non inizia sulla porta della struttura medica o ospedaliera ma dall’uscio di casa. Senza contare il costo per garantire la continuità assistenziale in piccoli spaesi sparsi sul territorio.

Conclusioni

Primo: non è possibile migliorare, almeno in modo significativo, la sanità lucana a parità di risorse con le altre regioni. Occorre chiedere che nella ripartizione dei fondi venga invece tenuto conto della specificità lucana. Secondo: questi candidati governatori e questa politica non è in grado di attrarre nessun professionista eccellente. Certamente tra i lucani ci sono dei bravi medici ma non hanno la possibilità di maturare, sempre per la scarsità di popolazione e quindi di pazienti, una significativa curva di esperienza da portarli a livelli di eccellenza.

Terzo: occorre un piano sanitario condiviso con le regioni limitrofe.

Quarto: non si può affrontare il tema della sanità senza affrontare i temi collegati come l’assenza di infrastrutture e trasporti pubblici o la attrattività di una regione che non si risolve, come dimostra la decrescita di popolazione della Val D’Agri, con l’occupazione o gli investimenti ma con una seria riforma culturale a partire dalla politica. Ma se tanto mi dà tanto!

In conclusione chiunque promette di trasformare la sanità lucana in un mondo di frutta candita senza incatenarsi nella conferenza Stato-Regioni per chiedere più fondi, altro che Autonomia Differenziata, o non capisce o mente sapendo di mentire.

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