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La Basilicata? L’Arabia Saudita d’Italia

17 aprile 2024 | 17:07
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La Basilicata? L’Arabia Saudita d’Italia

Così ci vedono i commentatori italiani, da Pietro Senaldi (oggi ad Agorà) a buona parte della classe politica nazionale. Lo dicano con chiarezza nelle ‘sfilate’ elettorali

“La Basilicata? É una piccola regione ma è la nostra Arabia Saudita”. É risuonato più o meno così il commento sorridente del condirettore di Libero, Pietro Senaldi, nel corso di Agorà (Rai 3) stamani. Con tono benevolo ha sintetizzato in modo inequivocabile come viene vista la Lucania da Bologna in sù. Sei perché sei, anzi, in questo caso, sei come sei perché hai il petrolio. E non è affatto un parere peregrino, casuale, che rappresenta solo la ‘buona’ borghesia lombarda. É uno stigma ben più rappresentativo.

Era Renzi, che sull’altare dello Sblocca Italia, inneggiava al totem petrolifero lucano. L’allora ministro Calenda pensava e la pensa ancora oggi allo stesso modo. Come gran parte della classe politica italiana, che nelle ultime settimane sta sfilando sulle piazze lucane per la campagna elettorale. É per quello stesso ‘stigma’ che gli accordi con i francesi della Total, nel sito di Tempa Rossa, sono stati prorogati proprio qualche giorno fa fino al 2068, come se fosse un fatto naturale. A pagare pegno, nel frattempo, son proprio i lucani. Per i presunti “smaltimenti illeciti” di scarti petroliferi targati Eni, con inchieste annesse, per i livelli di inquinamento e possibili malattie collegate. Per non parlare della corruzione, da sempre correlata allo sfruttamento dell’oro nero. In ogni parte del mondo. E pure in Basilicata, con gli specifici filoni di inchiesta. Ma per Senaldi e tanti altri commentatori e politici del Belpaese, la Basilicata conta perché è una piccola ‘Arabia Saudita’ o bene che vada, il Texas d’Italia. Una regione “piccola” ma “importante” perché  gruviera, pronta ad essere trivellata, sfruttata, come il delta del Niger, o una Amazzonia di indigeni, che conta per gli interessi economici che custodisce nel sottosuolo. Non per la dignità che un individuo, un popolo dovrebbe portare con sé, a prescindere dalla ‘dote’ che offre sull’altare. Conti per ciò che hai, quindi, e non per ciò che sei.

Ecco, forse, in questi ultimi giorni di campagna elettorale a tamburo battente, ai ministri, onorevoli e segretari, alla premier e ai vicepremier di questo Stato, che sono tanto attesi nelle piazze, bisognerebbe chiederne conto. Per loro, cos’è, e più precisamente, cosa sarà anche in futuro, la Basilicata? Un hub di sfruttamento energetico sine die, con annessi siti di scorie nucleari? Ditecelo ora, però, in modo tale che anche la scelta elettorale dei lucani possa essere più consapevole. Sapere, per poi votare, reinterpretando Einaudi. E poi lo chiariscano in modo inequivocabile, e una volta per tutte, anche i candidati presidenti della Regione, per quel che contano (poco, per la verità) nello scacchiere nazionale.