L’Unibas al penultimo posto nella classifica nazionale dei piccoli Atenei

6 dicembre 2024 | 17:33
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L’Unibas al penultimo posto nella classifica nazionale dei piccoli Atenei

“Non ci sono più scuse, Il declino va fermato con urgenza”

Stamani mentre all’università della Basilicata di svolgeva una tavola rotonda sul rapporto di Bankitalia e stato presentato il Rapporto Censis 2024. Dopo le cattive notizie di Bankitalia sulla situazione economico sociale della Regione sono arrivati quelli che confermano il penultimo posto di Unibas nella graduatoria nazionale dei piccoli Atenei.

Una conferma del declino. Gli iscritti di Unibas sono passati dai quasi ottomila del 2014 agli attuali 5500, nel 2023 erano circa 6000, dei quali 2200 fuori corso.

Una situazione del tutto sottovalutata dal gruppo dirigente e dalle stesse istituzioni e dalle parti sociali che si accontentano di eventi e convegni, diagnosi senza terapia. Se vuole sopravvivere e non declinare ancora, occorre potenziare e innovare l’offerta formativa, utilizzando i circa 500 professori e l’intero organico di circa 800 unita e la spesa annuale di oltre 80 milioni, in parte contributi Regionali. Unibas dovrebbe necessariamente riorganizzare l’offerta formativa, compresa l’alta formazione dismessa da anni che si svolgeva nel plesso di Rossellino, che si vuole vendere, per fare cassa, assieme al sito Francioso un tempo sottratto ai bambini per istallare una serra da tempo ferro vecchio e mai ristrutturato con i finanziamenti per un centri servizi persi da tempo assieme, all’ex mensa di via Racioppi e dell’ex facoltà di lettere che potrebbe diventare uno studentato.

Diventa possibile nel prossimo triennio attrarre ogni anno 2000 studenti con borse di studio utilizzando i vari fondi anche comunitari. Studenti dell’America latina, a partire dai discendenti lucani, e dalle nazioni dell’area mediterranea con accordi con i paesi rivieraschi, come fanno in Calabria e Sicilia.

Sicuramente dovrà esserci un diverso impegno del Senato accademico, al di fuori delle ritualità e degli eventi ripetitivi che non hanno arrestato il declino. Dovrebbe cambiare anche il ruolo di Ardsu, da tempo fermo alla distribuzione dei pasti e dei contributi agli utenti, per passare a gestire accordi di spessore nazionale e internazionale.

Niente piu’ scuse per carenze di risorse oppure lamentele per l’emigrazione universitaria. Proprio in questi giorni è in corso di approvazioni in Consiglio Regione un provvedimento che destina 160 milioni in dieci anni ad Unibas in aggiunta ai trasferimenti statali l’Ateneo lucano, conquistato con dure lotte dopo il sisma, va rilanciato.

Questo comporta la urgente messa a punto di una offerta formativa e di ricerca in relazione ad un recupero della programmazione nella regione.  Occorrono piani di forestazione ed assetto del territorio, per il ripopolamento ed il riuso delle case sfitte, un piano triennale per la formazione per almeno 30.000 lavoratori entro il 2026, iniziative per la ristrutturazione nei comparti industriali, la progettazione esecutiva centri accoglienza stagionali finanziati da PON Legalità per quindici milioni, piano di formazione e riqualificazione per la Pubblica Amministrazione e tanto altro.

C’era attesa un Unibas per il rapporto Censis, pare che sia stata organizzata anche una scommessa tra Direttore amministrativo ed il Rettore con in palio una modesta pizza in quanto il dirigente contabile si aspettata una risalita nella classifica.

Non sappiamo quando avverrà la consumazione del prodotto da forno, sappiamo solo che non è più tempo di attendere miracoli. Il declino andrebbe con urgenza fermato: se le diagnosi continuano e non si passa alle terapie, come scriveva K. Kraus, la diagnosi diventa la malattia. *PIETRO SIMONETTI – CSERES