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Primo maggio a Grassano, “in piazza perché la festa non continuino a farla alle lavoratrici e ai lavoratori”

30 aprile 2025 | 16:18
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Primo maggio a Grassano, “in piazza perché la festa non continuino a farla alle lavoratrici e ai lavoratori”

La manifestazione di Rifondazione Comunista Basilicata

Di seguito il comunicato stampa di Rifondazione Comunista Basilicata sul Primo Maggio.

“Invitiamo al Primo maggio in piazza Purgatorio a Grassano, per la festa dei lavoratori e delle lavoratrici, che è anche lotta allo sfruttamento del lavoro. Per questo parleremo dei Referendum popolari di giugno, per dire SI’ all’abrogazione di norme che hanno ridotto la sicurezza sui luoghi di lavoro, hanno esteso a dismisura la precarietà nei rapporti di lavoro riducendo al lumicino le tutele dei lavoratori anche in caso di licenziamenti illegittimi e per dimezzare i tempi della richiesta della cittadinanza per coloro che pur essendo originari di altri paesi da tempo vivono stabilmente in Italia, in gran parte giovani e minori.

L’otto e il nove giugno invitiamo a partecipare alla consultazione referendaria per esprimere cinque si, in particolare: Sì all’abrogazione delle norme varate dal governo Renzi (PD) in base alla quale le lavoratrici e i lavoratori assunte/i dopo il 7 marzo 2015 non possono essere reintegrati nel posto di lavoro nemmeno nel caso in cui un giudice dichiari il licenziamento illegittimo. Riguarda più di 3 milioni e mezzo di lavoratori/trici. Sì all’aumento delle tutele per i lavoratori delle imprese con meno di 16 dipendenti eliminando la norma che limita a 6 mensilità il risarcimento in caso di licenziamento illegittimo. Riguarda 3 milioni e 700 mila lavoratori lavoratrici. Sì per combattere la precarietà limitando la possibilità delle aziende di ricorrere ai contratti a termine. L’abuso della ripetizione continua dei contratti colpisce oggi circa 3 milioni di addetti/e.
Sì per contrastare gli infortuni e gli omicidi sul lavoro estendendo la responsabilità economica all’impresa appaltante in caso di infortunio sul lavoro
Sì al dimezzamento da 10 a 5 degli anni di residenza legale per richiedere la cittadinanza italiana estendendo questo diritto ai figli minori. Coinvolge circa 2,5 milioni di persone, per la stragrande maggioranza giovani.

Facciamo della campagna referendaria l’occasione per l’avvio di un grande ciclo di lotte unitarie per aumenti generalizzati dei salari e delle pensioni, per un salario minimo per legge di 10 euro l’ora, per l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro, per la fine della precarietà, per fermare la guerra, ridurre le spese militari e aumentare quelle sociali, per la scuola, la sanità, la casa.
Partiamo dal monumento alle vittime del lavoro, quelli/e di questa terra, che furono costretti a lavorare con i veleni nelle fabbriche della Val Basento, quelli/e di tutto il Paese, che conta oltre mille morti solo nel 2024.
Invitiamo tutta la cittadinanza e le organizzazioni sociali e politiche che si riconoscono nella Costituzione antifascista della “Repubblica democratica fondata sul lavoro”, a partecipare, a portare un fiore, una presenza, un contributo di idee ed azione alla lotta di liberazione del lavoro.