Rapporti intimi non protetti: i rischi più frequenti
Amore e benessere | ARTICOLO SPONSORIZZATO

Rapporti intimi non protetti: i rischi più frequenti

14 dicembre 2024 | 09:53



Tra le abitudini di salute più importanti in assoluto, rientra il fatto di evitare i rapporti sessuali non protetti con partner del cui stato di benessere non si è al 100% sicuri. Sono diverse le problematiche che possono insorgere quando si ha tale abitudine. Tra queste c’è il rischio di contrarre il virus dell’HIV, ancora una realtà clinica rilevante nel nostro Paese.

Secondo numeri ufficiali divulgati la scorsa primavera, in Italia si parla di circa 2000 diagnosi all’anno, molte delle quali con la malattia in stato ormai avanzato.

I rapporti sessuali non protetti possono aumentare anche il rischio di cistite, specialmente nelle donne. Al riguardo segnaliamo che il portale dimann.com spiega perché può venire la cistite dopo il rapportoin maniera più approfondita – e questo può dare il via a un’infezione che può sfociare in infiammazione.

Questo fenomeno, noto come cistite post-coitale, è piuttosto comune e spesso collegato a una mancata prevenzione o a particolari predisposizioni individuali.

Quali sono gli altri rischi ai quali si può andare incontro con i rapporti sessuali non protetti? Scopriamoli assieme nelle prossime righe!

Sifilide, una patologia estremamente subdola

Quando si parla di rapporti sessuali non protetti e di rischi ad essi legati, un doveroso cenno deve essere dedicato alla sifilide. Partiamo da una base fondamentale: tutte le malattie infettive sessualmente trasmesse, se diagnosticate in tempo e curate, possono essere gestite e, in alcuni casi, debellate.

La situazione della sifilide è un po’ particolare in quanto si parla di una patologia che si contraddistingue per un’evoluzione estremamente subdola. In alcuni casi, può dare luogo a quadri clinici molto severi, caratterizzati, per esempio, da criticità sistemiche a livello cardiovascolare e neurologico.

Causata dal batterio Treponema pallidum, inizialmente può avere un decorso asintomatico e silente. La situazione è cambiata radicalmente prima con l’avvento delle terapie a base di antibiotico. Prima di queste ultime, era possibile e spesso normale avere a che fare con tutte e tre le fasi del decorso della malattia nel loro carattere evolutivo.

Al giorno d’oggi, grazie alla possibilità di somministrare ai pazienti terapie con la penicillina, il gold standard quando si parla di terapia antibiotica contro la penicillina, la maggior parte delle persone in trattamento sperimenta solo la forma primaria e secondaria della malattia.

La prima ha come principale sintomo l’insorgenza di ulcere genitali che possono presentarsi di dimensioni ridotte e non provocare dolore. In alcuni casi, si presentano pure a livello del cavo orale.

Questo quadro va incontro a guarigione nel giro di poco e può capitare che il paziente non si renda conto di nulla.

Con l’arrivo della forma secondaria le cose cambiano: il principale sintomo, infatti, è un esantema affine a quello che si palesa con la rosolia e che colpisce sia il tronco, sia i palmi delle mani e le piante dei piedi.

Qualora un paziente dovesse essere allergico alla penicillina, si può intervenire con la somministrazione di doxiciclina.

L’importanza delle terapie mirate

Un rischio secondario dei rapporti sessuali non protetti riguarda la possibilità, in caso di somministrazione di terapie non specifiche ai pazienti con diagnosi di infezioni, di instaurare un quadro di resistenza ai farmaci. 

Essenziale è che chi ha a che fare con infezioni sessualmente trasmesse sia trattato da personale specializzato in maniera verticale in queste patologie, onde evitare la somministrazione di antibiotici non mirati, approccio che, come già detto, può aprire la strada alla resistenza, uno dei potenziali problemi sanitari dei prossimi anni.

Per prevenirla, è altresì basilare che, attraverso campagne informative, i pazienti vengano educati a evitare l’automedicazione e a rivolgersi tempestivamente allo specialista di fiducia.