Da Margiotta a oggi: le mani della politica sugli appalti Total

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    Un filone dell’inchiesta sullo “smaltimento illecito di rifiuti” petroliferi in Basilicata, si concentra anche su subappalti, favori, assunzioni ai cantieri Tempa Rossa. E’ di nuovo Totalgate? 

    Diversi giovani di Gorgoglione (Valle del Sauro) lo scorso anno lamentavano che, nonostante i curricula depositati nel 2008, la Total non avesse ancora tenuto conto delle loro candidature. Ma chissà oggi, dei quasi 800 assunti (tra lavoratori diretti e indiretti), quanti sono dovuti passare per la benedizione del sindaco, dell’assessore, o del solito padrino. E’ lecito chiederselo alla luce della nuova inchiesta della procura antimafia di Potenza, che nelle ultime ore si sta concentrando sui subappalti collegati alla realizzazione del Centro Oli di Tempa Rossa. Sotto la lente degli inquirenti alcuni atti dei Comuni di Corleto e Guardia Perticara. L’ipotesi è che in cambio di subappalti concessi a ‘ditte amiche’ si sia giocata la partita più ampia delle assunzioni. Come in un un ufficio di collocamento invisibile. Al centro dell’inchiesta, in particolare, i rapporti tra Amministrazioni, ditte ‘amiche’ e Total. Ma il legame tra politica, appalti e Total, è come un filo rosso che congiunge il passato e il presente della Basilicata petrolizzata. E’ nel 2008, infatti, che parte il Totalgate dell’allora pm Woodcook, sul presunto “comitato di affari”. L’ipotesi era che un gruppo di “imprenditori, faccendieri, politici e pubblici funzionari”, avesse messo su una rete per pilotare appalti e tangenti grazie alla costruzione del ‘famigerato’ Centro Oli. In quell’occasione fu costretto a dimettersi, perché arrestato, l’amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha. A finire sotto inchiesta anche un pesce grosso della politica lucana, l’attuale senatore Salvatore Margiotta (Pd), condannato in appello, a dicembre scorso, per corruzione e turbativa d’asta, ad una anno e sei mesi di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici (pena sospesa). Per lui l’imputazione è aver intascato la promessa di una tangente da 200mila euro in cambio di un’intercessione nei confronti dei vertici Total, atta a favorire la cordata di imprenditori, capeggiata da Francesco Ferrara, che cercava di mettere le mani sul milionario appalto Total-Centro Oli. A distanza di 7 anni il film si ripete. Ma questa volta non ci sarebbero pesci grossi sotto tiro, solo amministratori e tecnici di due Comuni che ricadono nella concessione Tempa Rossa della Total. Concessione che, lo ricordiamo, a partire dal 2017, dovrebbe garantire l’estrazione di 50mila barili al giorno grazie a 8 pozzi petroliferi e un Centro Oli, in cui avviene la prima raffinazione. In sintesi, dove girano appalti e milioni legati alle estrazioni petrolifere – vedi la Lucania – l’ombra della corruzione è sempre in agguato. Oltre a danni ambientali ed ecoreati, quindi, anche affari ‘succulenti’, appalti e subappalti, su cui amministratori e tecnici cercano di far valere il loro ‘peso politico’.

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