“Total ci diede 10mila euro. E poi tutto venne messo a tacere” foto

“Ci dissero che quei soldi dovevano servire per l’allontanamento dalla masseria, visto che erano in corso le prove di produzione, ma in realtà le prove erano iniziate 2 mesi prima e in quel periodo a noi erano morte centinaia di galline”. Inizia così il racconto di Mimma, la cui suocera, oggi colpita da un tumore maligno, 

fu destinataria di un assegno Total a giugno 2012.

I FATTI Era l’aprile del 2012. A Gorgoglione (Matera) erano in corso le prove di produzione su uno degli 8 pozzi (Gorgoglione 2) da cui la Total dovrebbe estrarre, a partire dal 2017, 50 mila barili al giorno di petrolio. Ciò che accadde lo documentammo con questa videoinchiesta (clicca qui). Durante le prove che la multinazionale faceva per verificare la qualità del greggio da estrarre, una maleodorante lingua di fuoco fuoriusciva dal comignolo piazzato accanto alla torre del pozzo.

L’INFERNO DEGLI ABITANTI Nelle masserie adiacenti il pozzo ignari cittadini vennero ‘violentati’ da puzze nauseabonde che “aggredivano il palato perfino nel letto e a porte chiuse”, ci disse una giovane ragazza in quei giorni di metà aprile. “Un inferno”. Non c’erano centraline fisse a rilevare cosa venisse sprigionato in atmosfera e la macchina dei controlli (di Total e Arpab) fu poco convincente. Nel frattempo, a due passi da lì, le greggi erano al pascolo.

LE GALLINE MORTE L’episodio più increscioso e inquietante fu però la morte di oltre 150 galline in un solo giorno all’interno di una masseria (contrada Scarappata). “Si gonfiava il gozzo e morivano in poco tempo”, ricorda Mimma. Oltre le galline, le pecore. Alcune delle quali “nascevano già morte e con strane deformazioni”. Bestiame nato già morto anche in un’altra masseria che si trovava dall’altra parte del pozzo (Cugno dell’Acino). La gente del posto appariva incredula; spaesata. La signora S., suocera di Mimma, fece denuncia all’Azienda Sanitaria. Ci furono i controlli sul bestiame.

QUEGLI STRANI VIRUS Dalle verifiche dell’Asl sarebbero emersi due virus ben diversi, che avrebbero colpito, però, solo quelle due masserie contigue al pozzo. In un caso venne decretata la salmonellosi. Nell’altro la febbre Q. “Ma a noi i risultati non li ha comunicati nessuno”, chiarisce Mimma. “Lo abbiamo appreso dopo qualche settimana da volantini che il sindaco di Gorgoglione fece affiggere in paese”. Sulla natura di quei controlli e sulla gestione della ‘presunta’ epidemia, restano feroci dubbi. Ma non basta.

“TOTAL CI DIEDE 10MILA EURO E NON SE NE PARLO’ PIU'” Ancora più ambiguo apparve l’atteggiamento della multinazionale francese. “Ai primi di giugno un ingegnere della Total venne alla masseria e ci disse che ci avrebbe dato un assegno per garantirci l’allontanamento provvisorio da lì”. Ma non si capisce se l’allontanamento venne pagato per la morìa di galline o per le prove di produzione petrolifera che non si conciliavano con la permanenza ‘umana’ nel sito. Sta di fatto che l’assegno, “10mila euro”, di cui abbiamo copia, venne girato il 25 giugno 2012, alla signora S. (la suocera di Mimma) che aveva denunciato la morìa del bestiame. E venne dato quando le prove di produzione volgevano ormai al termine. Altri assegni, di cui però non abbiamo copia, sarebbero stati girati, sempre dalla multinazionale, ad altre due famiglie dell’area.

DOPO GLI ASSEGNI, IL SILENZIO L’effetto che ebbe quel giro di soldi, fu di calmare gli animi e spegnere i riflettori mediatici che si erano accesi due mesi prima. “Col senno di poi ci viene da pensare che quelle cifre ci furono date quasi per farci stare zitti”, sospetta oggi Mimma. Forse, ed è ciò che ipotizziamo noi, fu la cifra per mettere una pietra tombale sulla morìa di galline e su quelle ‘irregolari’ prove di produzione al pozzo Gorgoglione 2. Fatto sta che della vicenda non se ne sentì parlare più per un pezzo.

“ORA MIA SUOCERA HA UN BRUTTO MALE” Oggi ha paura Mimma. Sua suocera da alcuni mesi ha “un tumore alla valvola di Vater” che si è poi esteso al pancreas. Un tumore maligno. E il suo sospetto è che “acido solfidrico e altri veleni” respirati allora abbiano potuto nuocere anche “agli uomini, oltre che alle galline”. E’ amaro lo sfogo di Mimma: “Quanto valeva la vita di mia suocera, 10mila euro?”. La signora S. viveva lì in pianta stabile, “mentre io – aggiunge Mimma – in quel periodo stavo allattando e vivevo in un’altra casa”. E ancora: “Non vogliamo fare dell’allarmismo spicciolo, né dire che il male di mia suocera sia necessariamente legato ai fatti raccontati…”. Ma il dubbio, pesante come un nodo in gola, c’è. “Chiediamo che si facciano le dovute indagini – conclude Mimma – In fondo qual è stato il nostro peccato; vivere in un’area dove le istituzioni hanno abdicato, lasciando il prezzo delle nostre vite in mano a Total?”.