Il Movimento Cinque Stelle, il Partito Democratico e la coalizione utopica

Lasciatevi guidare dalla lezione della Storia. Chi sbaglia la “mira” adesso, è destinato a diventare bersaglio

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Lasciatevi guidare dalla lezione della Storia. Chi sbaglia la “mira” adesso, è destinato a diventare bersaglio. Ci sarebbe un modo per andare al voto, quando sarà, e sconfiggere le destre. Un modo che richiede di misurarsi con l’impossibile. Una coalizione larga di centro sinistra che coinvolga su un progetto politico progressista tutte le forze democratiche autentiche del Paese. Dal M5S al Pd a Leu ai centristi ai movimenti. Insieme, sulla carta, sondaggi alla mano raggiungerebbero almeno il 45%. Un’operazione politica di questo segno appare impossibile se ricorriamo a vecchie categorie interpretative. Se, al contrario, facciamo uno sforzo creativo e, appunto, si ha il coraggio di misurarsi con l’impossibile, possono aprirsi gli spazi per provarci.

Le differenze ideali e programmatiche all’interno di questa “utopica” coalizione non sarebbero insuperabili. Prendiamo esempio dal Reddito di Cittadinanza. Basterebbe una revisione, comunque necessaria, che riprenda il filo del Reddito di inclusione e si apra all’ascolto delle organizzazioni non profit che si occupano di povertà e di inclusione sociale. Prendiamo i temi del lavoro, basterebbe che il Pd si ricordasse di essere un partito progressista e che le forze politiche alla sua sinistra avessero più spazio. Anche sul tema dell’immigrazione le differenze non sarebbero insuperabili. Stesso vale per l’approccio alle prospettive europee e internazionali. Tuttavia, non basterebbe un semplice confronto programmatico tra le forze dell’utopica coalizione, occorrerebbe una rifondazione della Politica su basi visionarie, ideali, che metta al centro il futuro invece che l’ora che scorre.

La coalizione “impossibile” dei democratici italiani nascerebbe dopo un travaglio doloroso, lungo, che causerebbe defezioni dall’una e dall’altra parte. Scissioni, spaccature che ridurrebbero quella potenzialità del 45% e oltre, quella prospettiva “futurista”, a mera testimonianza, seppure dotata di una certa sostanza.

Per queste ragioni appare impossibile la coalizione “utopica”. Per causa degli uomini e delle donne che si comportano come uomini e donne qualunque, che danno importanza alla falsa coerenza, ai falsi ideali, agli odi e ai dispetti reciproci. Per causa delle leggi naturali del Potere, delle dinamiche della consuetudine e del ripiego costante della politica sulle circostanze del momento. Il futuro, purtroppo, è scomparso dall’orizzonte e ciò che conta sono gli insulti di ieri che non si possono dimenticare oggi.

A volte, però, per andare avanti bisogna tornare indietro fino a raggiungere un buon punto di ripartenza. E questo richiederebbe che l’impossibile progetto di una coalizione utopica tenga a distanza molti degli attuali leader delle forze politiche i quali potrebbero finalmente lanciare giovani dirigenti – non solo in senso anagrafico – sul campo della pace e della concordia. Le forze politiche che vorranno misurarsi con l’impossibile dovranno necessariamente revisionare se stesse, ricostruire parte dei tessuti epidermici delle origini, in qualche caso rimodellare le forme dell’anima e, soprattutto, ricaricare il cervello.

Credo che altri, magari non molti,  pensino la stessa cosa. E so che al momento nessuno si azzarda a confessare l’adesione a questa utopia, magari per paura di passare per idioti. Rimane il fatto che un futuro utopico sia meglio di un futuro distopico.

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