I lucani non sono leghisti

La Basilicata ha nulla a che fare con la rozza sub cultura del salvinismo

Alle ultime elezioni regionali, ha votato il 53,52% degli aventi diritto. Quindi hanno votato 307mila persone. La Lega di Salvini ha incassato il 19,15% ossia circa 55mila voti. Gli altri 252mila elettori non hanno preferito la Lega. Anzi, se consideriamo il non voto, i lucani che hanno snobbato Salvini sarebbero oltre il 90%. Se vogliamo considerare tutta la coalizione di centro-destra, compresa la Lega, oltre il 57% delle persone che sono andate a votare hanno preferito partiti e movimenti alternativi alla coalizione di Vito Bardi. E allargando il campo anche agli altri partiti di centrodestra, oltre l’80% dei lucani che sono andati al voto non ha scelto la Lega. Ora, è chiaro che elezioni del 24 marzio hanno sancito la vittoria del centro destra con un risultato sorprendente per la Lega ma i dati elettorali non danno ragione della realtà. Il dato, non elettorale, ma di sostanza è che l’opinione pubblica è su un altro versante. La stragrande maggioranza dei lucani non è leghista.

La retorica politica e anche il dibattito pubblico sembrano sancire il contrario: i lucani sono leghisti, per il semplice fatto che il 19,15% degli elettori abbia preferito Salvini. L’approccio – dannoso – è eccessivamente riduzionistico o, se vogliamo, semplicistico.

L’errore è che si confonde la parte col tutto. Il particolare con il generale. Non esistono i leghisti lucani e neanche quelli meridionali, esistono persone che hanno votato Salvini e che nulla hanno a che fare con la rozza sottocultura leghista. Tuttavia hanno a che fare con alcuni slogan accattivanti, con la rabbia montata per causa di una sinistra incapace di dare risposte, con il rifiuto di una classe dirigente cialtrona, con la paura e le incertezze suscitate ad arte su cui il leghismo ha ingannato lucani e meridionali, specie quelli meno istruiti e senza strumenti culturali.

Dire che la Basilicata è leghista fa il gioco di Salvini. La Basilicata leghista è un falso sul piano sociale e culturale. La verità è che 55mila persone hanno votato Lega e che il 90% dei lucani non ha votato Lega. Su quella falsa affermazione si insinuano pericolose retoriche che chiamano in causa “il popolo”. Per cui i leghisti attualmente al vertice della Regione non di rado affermano che “il popolo li ha eletti”, che “il popolo vuole il cambiamento”. E fa un po’ strano scoprire che quel popolo sono 55mila persone su 573.000.

Non ho alcuna intenzione di sottovalutare la faccenda. È evidente che le elezioni hanno sancito un governo regionale di centro destra a trazione leghista. In questo caso si può dire – perché è la sacrosanta verità – che la Regione è in mano alla destra. Dunque la cosa pubblica è gestita da loro, grazie soprattutto a quei 55mila lucani che hanno votato Lega, a quei 200mila circa che non sono andati a votare e a quei 175mila che si sono recati alle urne in ordine sparso tra partiti e movimenti che avevano l’ambizione di farcela da soli. Dunque 55mila sono un numero relativamente scarso che non consente di affermare che la Basilicata è leghista. Tuttavia è un numero sufficientemente alto per legittimare la destra alla guida della Regione.

Adesso però le condizioni sono mutate, non c’è più la “tempesta perfetta” che ha favorito la Lega nei mesi scorsi. È il momento di una forte opposizione nelle istituzioni e nelle piazze. I partiti e i movimenti rappresentati in Consiglio devono darsi una mossa. Più animazione politica nei territori, meno tatticismi. L’associazionismo civile, e i movimenti generalisti come le Sardine, dovrebbero parlare di più agli elettori ingannati dalla destra e meno a se stessi. Il sindacalismo lucano dovrebbe approfittare del clima in mutamento per promuovere le istanze del mondo del lavoro oltre i tavoli istituzionali. Occorre meno folclore, meno autoreferenzialità, più pedagogia politica. È vero che la Basilicata non è leghista, ma quei 55mila devono diventare 55, anzi zero. Sarebbe una tragedia se diventassero 56mila.