“L’arse argille consolerai”, il libro di Nicola Coccia

Carlo Levi, dal confino alla Liberazione di Firenze attraverso testimonianze, foto e documenti inediti

Solo, nella sua casa di Aliano, ‘l’isola tra i burroni’, Carlo Levi spera di trovare consolazione e invoca il nome di Paola, “forse verrai in questa terra che non ti appartiene, l’arse argilla consolerai”.

Nicola Coccia sceglie quest’ultimo verso della poesia come titolo al suo lungo lavoro di ricerca sul confino, ordinato da Mussolini all’oppositore Carlo Levi, in Basilicata tra il 1935 e il 1936, 10 mesi, a Grassano prima e Aliano dopo.

L’autore è un giornalista, cronista d’esperienza della “Nazione”, decide di entrare in quel mondo, va sul posto, negli archivi, raccoglie documenti inediti, mette in ordine i ricordi dei testimoni dell’epoca e costruisce un reportage narrativo, ricco di storia, un lavoro pregevole che ci restituisce la genesi del capolavoro “Cristo si è fermato a Eboli”. E lo fa partendo proprio da quelle parole dedicate a Paola Olivetti che per passione segue Carlo Levi in Basilicata e che fu la causa del suo trasferimento più restrittivo ad Aliano.

L’originalità di questo lavoro è di raccontare Levi anche attraverso le donne che ha amato e il ruolo che hanno avuto nella sua vita. Nicola Coccia vuole colmare un vuoto, rimediare ai tanti errori di ricostruzione, restituire giustizia alla donna che ospitò e nascose Carlo Levi durante l’occupazione nazifascista a Firenze: Anna Maria Ichino, donna coraggiosa e antifascista d’azione.

Nella sua casa di Piazza Pitti s’incrociano le vite di persone straordinarie. Ed è proprio in quella casa dove tutto nasce e si trasforma. Carlo Levi accetta la sfida lanciata da Manlio Cancogni, e dopo aver raccontato il suo esilio con la pittura, alla fine del dicembre del 1943 inizia a scrivere il suo capolavoro: “Chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell’altro mondo, serrato nel dolore”.

La vita di Carlo Levi, medico, pittore, poeta, scrittore e politico con la sua plurale biografia ha segnato a fuoco la cultura del dopoguerra nel nostro Paese, ha puntato un faro sul Mezzogiorno e sulla Basilicata in particolare, ha fatto scoprire al mondo ‘la civiltà contadina’, restituendole dignità.
Levi ci impiega otto mesi per scrivere il libro ma ci aveva pensato per otto anni, così ci racconta Coccia. Anna Maria Ichino, “bella, intelligente, madre coraggiosa e donna generosa, con paziente amore, aveva battuto a macchina rigo dopo rigo” le memorie del confino di Levi. Quella solitudine di Levi diviene strumento di analisi interiore e intellettuale e Aliano, con la sua dimensione arcaica ed eroica, divenne simbolo di un intero Sud.

Il libro di Carlo Levi ha fatto incontrare molte persone, ed è per questo che ho conosciuto Nicola Coccia, ci siamo scambiati i nostri libri, un gentiluomo d’altri tempi che ha messo insieme i frammenti di questa lunga storia, partendo proprio dalle donne. In casa di Anna Maria Ichino trovarono rifugio in tanti: antifascisti, ebrei, studenti e professori, aristocratici e scrittori, Carlo Levi definì quell’appartamento di piazza Pitti “uno dei centri vivi della Resistenza”. Ed è proprio nella casa di Anna Maria Ichino che trova il conforto e la forza di reagire al dolore, è lo stesso Levi che lo scrive: «La casa era un rifugio: il libro una difesa attiva che rendeva impossibile la morte». Carlo Levi fu sempre grato a questa donna straordinaria: “Cara Anna Maria, questo libro è nato sotto i tuoi occhi; tu l’hai seguito pagina per pagina. Sei stata tu a farlo nascere, con amore. Questo libro resta e resterà sempre, fedele e eterno testimone di quel tempo così drammatico e insieme così felice”.

Sono tante le ricostruzioni inedite, 304 pagine suddivise in 37 capitoli più un’appendice fotografica, non posso svelarle tutte, vi invito a leggere il suo libro per scoprire l’uomo che ha suggerito a Carlo Levi il titolo del suo capolavoro: Cristo si è fermato a Eboli.

Anna Maria Ichino con il figlio Paolino e Carlo Levi

“L’arse argille consolerai”

La copertina del libro 

“L’arse argille consolerai”