Reintroduzione voucher: un brutto ritorno al passato

Tortorelli (Uil) e Nardiello (Uila): Buoni lavoro strumento altamente precarizzante

La reintroduzione dei “buoni lavoro” (voucher), con la decisione del Governo di inserire nella legge di stabilità la modifica della normativa sul lavoro occasionale in agricoltura, ripropone uno strumento di ingresso altamente precarizzante. E’ quanto sostengono in una nota congiunta i segretari regionali Uil Basilicata Vincenzo Tortorelli e Uila Gerardo Nardiello.

Per una fotografia della situazione, dai dati dell’Osservatorio sul lavoro precario Inps, a seguito delle modifiche introdotte con l’abolizione dei voucher, lo scorso anno i contratti di lavoro occasionali sono stati in media 13mila al mese con una media di 220mila ore lavorative in totale/mese a cui aggiungere 18mila lavoratori al mese per altre 420mila ore lavorative in totale/mese avviate con il “libretto di famiglia” nuovo strumento introdotto. Negli anni di maggiore impiego come nel 2016 sono stati poco meno di un milione con un incremento del 19,2% rispetto al 2015 e del 449,5% rispetto agli anni di prima introduzione (2008-2009). Non vorremmo fare un salto all’indietro; siamo in presenza – aggiungono Tortorelli e Nardiello – di una distonia governativa che con la mano destra stanzia risorse per esoneri contributivi destinati ad assunzioni stabili di giovani e donne e, con l’altra, reintroduce uno strumento di ingresso altamente precarizzante come il voucher. Voucher che verrà utilizzato soprattutto in quei settori più fragili dove, tra l’altro, la stagionalità è tutelata e regolata dalla contrattazione collettiva. Voucher sui quali è difficilissimo far applicare realmente la normativa sulla sicurezza del lavoro.

Ci chiediamo, quindi, quale idea di sviluppo “sano” del nostro mercato del lavoro abbia il Governo, un mercato del lavoro già troppo precarizzato a partire da giovani e donne. Servono segnali chiari e suI voucher non si deve tornare al passato. Pensare che la ripartenza del nostro tessuto produttivo e occupazionale possa passare attraverso ulteriori forme di lavoro ad altissimo rischio precarietà non ci trova assolutamente d’accordo. Siamo stati da sempre fortemente contrari a questo strumento e continuiamo a esserlo, a maggior ragione oggi che dobbiamo rimetterci in moto nella costruzione di un mercato del lavoro post pandemia più forte e strutturato, che dia maggiori garanzie e diritti alle lavoratrici e lavoratori, anche in tema di formazione e salute e sicurezza sul lavoro. Occorre riportare al centro del dibattito la valorizzazione e l’investimento in occupazione stabile, a tempo indeterminato.-concludono i due sindacalisti- Basta con strumenti che abbassano o annullano tutele e diritti. Basta con la precarietà e il lavoro nero.