Autonomia differenziata, Bardi e i consiglieri regionali diano la parola ai lucani

Se Bardi e la maggioranza sono in buona fede non avranno difficoltà ad affrontare un dibattito pubblico e un voto referendario in cui avranno modo di convincere i lucani delle loro ragioni, se ne hanno

Forse si può fare finta di credere che Roberto Calderoli sia diventato meridionalista dopo aver convolato in prime nozze con rito celtico e aver costruito una carriera tra giochi padani sulla piana di Pontida, ampolle con l’acqua del dio Po, e insulti ai terroni. Forse si può far finta di credere che il progetto unitario nato 162 anni fa sia ancora attuale e che non sia invece fallito sotto i colpi di questa secessione di fatto voluta dalla Lega Nord.

Forse si può far finta di dimenticare il putrido humus culturale, da cui nasce questa riforma, rappresentato nelle trasmissioni di Gad Lerner di Profondo Nord e Milano Italia dei primi anni ’90 e ancora visibili su Rai Play. Forse si può persino dimenticare che la sinistra, invece di contrastare la cultura antiunitaria e secessionista della Lega, l’abbia assecondata.

Forse possiamo anche dimenticarci che il 30 aprile 2015 nella commissione bicamerale sul federalismo fiscale mentre il suo presidente Giorgetti chiedeva la secretazione della stima dell’enorme quantità di quattrini necessari per finanziare il fondo perequativo erano assenti tutti i deputati del Mezzogiorno e di tutti i partiti.

Forse possiamo ancora dare la colpa del divario economico tra il Sud e il Nord ai Borbone. Anche se, secondo quanto riportato sui Quaderni del Dipartimento di Economia Politica e Statistica dell’Università di Siena al n°663 pag. 40 del 2012, fatto 100 il PIL pro capite italiano nel 1871 quello del Mezzogiorno era 95 e ora è a 60. Quindi, secondo logica, le classi dirigenti unitarie hanno fatto peggio dei Borbone per il Sud.

Forse possiamo anche far finta di credere che le tanto strombazzate risorse date al Sud siano aggiuntive e non sostitutive di quelle ordinarie e possiamo anche non chiederci con quali risorse al Nord abbiano finanziato le autostrade, le ferrovie, gli aeroporti, gli ospedali, gli edifici scolastici e via dicendo visto che non avevano la cassa per il Mezzogiorno.

Però non possiamo non chiederci perché i politici del Sud si vergognino sempre nel difendere gli interessi del proprio territorio al contrario dei loro colleghi del Nord. Però non possiamo non chiederci se le carriere dei politici del Sud non dipendano dalla difesa degli interessi del Nord. Però non possiamo non rimanere basiti di fronte al voto contrario dalla maggioranza nel Consiglio della Regione Basilicata dell’11 aprile scorso alla mozione di bocciatura del DDL Calderoli.

Il fatto è che ancora una volta si è rotto il rapporto di fiducia tra cittadini e rappresentanza politica e se abbiamo a cuore le sorti non solo di questa regione ma del Paese questo rapporto va ricostruito.

Per queste ragioni occorre che su una questione così dirimente per il futuro della nostra comunità sia data la parola ai cittadini lucani. Lo statuto della Regione prevede la possibilità di referendum consultivi. Per questo insieme a un gruppo di persone che si riconosce nei valori della Carta di Venosa abbiamo chiesto via PEC alla Regione Basilicata di indicarci le procedure per la raccolta delle firme e una audizione in Prima Commissione.

Per questa ragione chiediamo non solo ai 10 consiglieri regionali che hanno votato la mozione contro il progetto Calderoli ma anche a Vito Bardi e alla maggioranza di rendere operativo il referendum (in realtà a norma di statuto bastano 7 consiglieri).

Se Bardi e la maggioranza sono in buona fede non avranno difficoltà ad affrontare un dibattito pubblico e un voto referendario in cui avranno modo di convincere i lucani delle loro ragioni, se ne hanno.

Noi siamo pronti al confronto e ad evidenziare anche ai ciechi e ai sordi le ragioni per cui questo progetto va contrastato. Se fuggiranno come conigli dal dibattito significa che non hanno ragioni e che c’è altro.

Il 17 aprile saremo dalle 10 dinanzi alla sede della regione insieme e vicini ai partiti, ai sindacati e alle associazioni che sono impegnati a contrastare questo progetto e a raccogliere le firma per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare per la modifica degli articoli 116 e 117 della Costituzione proposta da costituzionalisti, economisti e persone eccellenti come Villone, Viesti, Esposito, Falcone e altri. Partecipate tutti per difendere insieme la nostra terra ed essere protagonisti del nostro destino.