Basilicata. Il pappagallismo lucanico e la friggitoria delle chiacchiere

Sanità, spopolamento, emigrazione giovanile e tutto il resto. Ribadire l’ovvio e rilanciarlo in continuazione è l’esercizio preferito da tanti politici. Le "proposte concrete" ci sono sempre, le soluzioni mai

Per evitare spiacevoli equivoci qui per pappagallismo si intende “la tendenza, l’abitudine a ripetere meccanicamente, e senza intelligenza, al modo dei pappagalli” (Treccani).

Immaginate un incidente sul lavoro e poi leggete i comunicati dei politici: parlano allo stesso modo dell’incidente precedente e così per mesi e per anni. Intanto nulla cambia. A volte ripetersi è necessario, specie quando le autorità che dovrebbero ascoltare i richiami e le proposte dei nostri personaggi, fanno orecchie da mercanti. Tuttavia, sarebbe più elegante aggiungere un pensiero, una novità, una frase più incisiva rispetto alle parole già fritte e rifritte sullo stesso argomento, nello stesso olio di fuffa.

Immaginate una strada crollata, un episodio di malasanità, le liste di attesa: i nostri personaggi non fanno altro che un copia e incolla delle dichiarazioni precedenti. La giostra gira quando chi deve ascoltare va all’opposizione e chi deve parlare va al vertice dell’istituzione. In questo caso, cambiati i ruoli, il pappagallismo viene esercitato da chi prima governava. Un gioco delle parti senza fine.

Lo spettacolo più interessante va in scena quando gli istituti di ricerca e di statistica pubblicano puntuali ogni anno le risultanze delle loro analisi. Sullo spopolamento e sul declino demografico, per esempio, i nostri pappagalli antropomorfi ripetono le stesse cose. Il fatto che negli anni sia il declino demografico sia lo spopolamento crescano inesorabilmente non è importante. Per loro è importante prendere la parola e sancire la presenza: “io ci sono”. Con le chiacchiere, naturalmente.

Nel tempo i problemi si accumulano e le presunte soluzioni sono lì depositate come i sacchi di cemento ormai divelti in un cantiere fermo da anni. Le proposte sono sempre le stesse come se la realtà, nel frattempo, non subisse mutamenti. Sulla sanità, altro esempio, le “proposte concrete” arrivano da più parti, ma il risultato non cambia. Medici che abbandonano le strutture pubbliche per causa dell’incapacità dei manager e di alcuni primari di gestire le situazioni. Medici che non si sognano nemmeno di entrare in uno dei reparti dell’ultimo ospedale di una landa desolata. Liste di attesa lunghe, nosocomi e reparti fatiscenti e disorganizzati. Ma le “proposte concerete” quelle ci sono sempre. Le soluzioni mai.

Allora la facciamo noi una “proposta concreta” a taluni politici: ci siano donne e uomini capaci ai vertici delle istituzioni; serietà, onestà e rigore nell’esercizio delle funzioni pubbliche; no passerelle, no logorrea, lavorare molto; stop alla frittura delle chiacchiere; dotarsi di un pappagallo per capire quanto sia innaturale la vita del volatile pantografata sugli umani. Tuttavia il pappagallo è un animale intelligentissimo e sensibile, con una memoria potente. Eccovi serviti, se proprio dovete imitare qualcuno.