Gestione delle acque lucane: la mangiatoia passa di mano?

Il bene più prezioso, svenduto ai petrolieri, sprecato in una rete idrica colabrodo finisce sotto il controllo del Governo centrale che apre le porte ai privati. La retorica dei piagnucoloni

Nasce “Acque del Sud” S.p.A. la Società controllata interamente dal MEF, che sostituirà il vecchio Eipli, L’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia. Con la recente modifica alla legge 214/11, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 21 giugno 2023, la gestione delle acque passa direttamente in mano al governo. Esautorate di fatto la Regione Basilicata, detentrice del patrimonio idrico e delle infrastrutture di captazione e adduzione più importanti, la Puglia e la Campania. Il Mef avrà il 100% dei 5 milioni di capitale iniziale che potrà trasferire nel limite del 5 per cento a soggetti pubblici e nel limite del 30 per cento a soggetti privati individuati come soci operativi. Dunque, eventualmente le tre regioni dovranno contendersi il 5% di quel 100%. Una rappresentanza pari a zero nell’assembla dei soci.

Il consiglio di amministrazione sarà composto da sette membri di cui uno con funzioni di presidente. Il presidente e due componenti  del  consiglio di amministrazione sono  nominati  dal  Ministro  dell’agricoltura, di concerto con il Ministro dell’economia e  delle  finanze; un  componente  è  nominato  dal  Ministro  delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze; un  componente  è  nominato al Ministro per gli affari europei, il Sud,  le  politiche  di  coesione  e  il  PNRR,  di  concerto  con  il  Ministro dell’economia e delle finanze; i restanti componenti, tra i quali  e’  individuato  l’amministratore   delegato,   sono  nominati dall’assemblea  dei  soci.  Il presidente del collegio sindacale è designato dal Ministro dell’economia e delle finanze. In sostanza la Società è già costituita e sarà operativa dal gennaio 2024.

Ciò che lascia perplessi a nostro avviso è soprattutto quella quota del 30% cedibile ai privati. In sostanza si tratterebbe di un importante e preoccupante passo verso la privatizzazione della gestione del patrimonio idrico. Non ci scandalizziamo del fatto che alla Basilicata, come dicono alcuni, venga sottratto il diritto a gestire le proprie risorse, anche perché da 40 anni è evidente l’incapacità di gestirle. L’ente è stato commissariato nel 1979 e messo in liquidazione nel 2011.  Se l’Eipli è stato ridotto in condizioni pietose sia sotto il profilo finanziario sia sotto il profilo della gestione, la responsabilità è della politica arraffona e cialtrona che ha governato quell’Ente. La responsabilità è nell’immobilismo e nell’incapacità della politica di trovare soluzioni alternative al disastro.  Debiti, danni erariali, appalti, carrierismi pilotati, una vera e propria miniera di interessi privati in un ente pubblico. Ecco di chi è la responsabilità della centralizzazione dei poteri in mano al Governo Meloni.

Invece di piangere o di criticare per partito preso la decisione del Governo, nascondendo le responsabilità della classe politica lucana di questi ultimi 40 anni, si prendano iniziative intelligenti per limitare i possibili danni che i soci privati operativi potrebbero causare agli utenti del servizio.  Si faccia in modo che Acque del Sud S.p.A. non diventi un nuovo carrozzone in mano alla politica, questa volta di destra. Si faccia attenzione alle nomine degli amministratori. Non vorremmo che per compensare l’onta subita dalle regioni si assegnino dei ruoli nel Cda a politicanti locali in quota a qualche partito. Si stabiliscano le forme di collaborazione tra Regioni e Governo nella gestione della nuova Società, a prescindere dagli organismi di gestione. Insomma, stiamo a vedere che cosa succederà. Le critiche, anche feroci, le rinviamo alla prova dei fatti. Una cosa è certa: il pianto greco di personaggi senza memoria non fa bene alla Basilicata, anche perché asciugate le lacrime finte, si torna a sorridere, cinicamente, come sempre.

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