Acquedotto lucano sull’orlo del fallimento?

Il bilancio 2022, le preoccupazioni di alcuni dipendenti e il giudizio della Società di revisione

Nonostante le risorse fornite dalla Regione Basilicata, Acquedotto Lucano Spa, rischia grosso. Qualcuno dall’interno dell’azienda parla di “catastrofe finanziaria” o di “crisi finanziaria irreversibile”. In pratica, fallimento. Il rischio che queste preoccupazioni siano verisimilmente fondate, infatti, emerge da un’analisi più approfondita dei conti e delle informazioni intorno all’ultimo bilancio. L’iniezione di liquidità da parte della Regione, circa 46milioni, non sembra essere risolutiva della situazione finanziaria dell’Azienda, nonostante i chiarimenti a mezzo stampa da parte di alcuni esponenti della Giunta regionale e della stessa dirigenza di Aql.

Andiamo a vedere il bilancio 2022 sottoposto all’approvazione dell’assemblea dei soci svolta il 31 agosto scorso. (I dati nelle tabelle, non sono quelli ufficiali, ma comunque tratti da documentazione interna di prima mano che poi sarebbe stata risistemata nella versione pubblica del bilancio).

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Leggiamo, dal conto economico finale, che l’azienda è stata salvata dalla Regione Basilicata con un contributo che, per il solo 2022, ammonta a circa 46 milioni di euro (contributi in c/esercizio) e quindi la crisi sarebbe tecnicamente risolta. Scongiurato il peggio. Il problema del conto economico è stato spiegato con il rincaro dei costi dell’energia. Questa spiegazione non convince completamente. Se leggiamo lo stato patrimoniale, infatti, la situazione debiti/crediti è chiara: il debito corrente (manutenzioni e lavori, spese varie e debiti verso i fornitori) è pari a circa 138 milioni, una cifra che vale quasi il doppio del fatturato; il credito corrente, che deriverebbe in gran parte dalla bollettazione dei consumi, (bollette e utenze non pagate nel corso del tempo) in forte sofferenza perché non incassati, è pari a circa 140 milioni.

La prima componente rappresenta il debito accumulato nei confronti dei fornitori e rappresenta una seria criticità nei rapporti con decine di imprenditori che rischiano grosso anche loro per le gravi difficoltà causate del mancato incasso dei crediti vantati nei confronti di Aql. La frase tipica del “direttore amministrativo” di fronte a questa situazione – ci dicono fonti interne – rivolta ai dipendenti e alle RSU aziendali sarebbe: “o paghiamo i fornitori o paghiamo gli stipendi”. Se fosse vera questa affermazione ci sarebbe di che preoccuparsi.

La seconda componente in sostanza rappresenta il credito corrente di Acquedotto Lucano. Questi crediti sono in gran parte importi non incassati dall’azienda ma postati alla voce ricavi dei bilanci. A guardare bene, sono inseriti nello stato patrimoniale come capitale investito. La componente più grande di questi crediti rappresenta il mancato pagamento delle bollette sull’intera utenza regionale accumulatasi nel corso degli anni che innesca poi un debito verso le banche trattandosi di somme non riscosse ma necessarie per il corretto funzionamento dell’azienda. La prima componente e cioè il debito verso i fornitori deriva proprio dalla mancata riscossione dei credi scaduti che genera la cosiddetta tensione finanziaria. In sostanza l’azienda sarebbe costretta ad approvvigionare liquidità dalle banche a tassi elevati poiché soffre la condizione di crediti scaduti da anni, condizione che non sarebbe stata gestita nei modi e nei tempi opportuni.

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La tabella 1. riporta il credito scaduto da bollettazione, cioè la cifra non riscossa nel corso dei venti anni di Acquedotto Lucano suddivisa per tipologia di utenza, dato che – secondo le nostre fonti – non verrebbe mostrato nelle discussioni pubbliche.

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La tabella 1, quindi evidenzierebbe il vero “disastro finanziario” di cui parlano alcuni dipendenti i quali sono molto preoccupati. Se guardiamo la situazione degli ultimi due anni il totale del credito scaduto verso la clientela ammonta, per l’anno 2021 ad Euro 114.185.433 mentre quello per l’anno 2022 risulta pari a Euro 124.781.564 con un aumento del 9,27% anno su anno, vale a dire altri 10 milioni di credito scaduto da bollettazione. Per l’anno 2022 vi sono all’incirca 36 milioni di euro di credito scaduto verso i consorzi e circa 89 milioni di credito scaduto distribuiti tra comuni, enti pubblici e grandi utenti e “altri“, una cifra da capogiro per un ente che fattura circa 78 milioni all’anno.

La situazione relativa ai debiti/crediti con i Consorzi

Risulterebbe che nessuno degli ex consorzi che in sub-distribuzione prelevavano risorsa da Acquedotto Lucano abbia mai pagato le fatture emesse, sin dall’inizio della gestione del servizio idrico integrato nel lontano 2003. Questo spiegherebbe la ragione di un così elevato credito scaduto. Acquedotto Lucano di contro ha inserito queste somme nei propri bilanci pur non avendo mai incassato nulla in 20 anni di gestione.

La ragione per cui i Consorzi non riconoscerebbero questo debito nei loro bilanci pare sia molto lineare: hanno sempre contestato la tariffa applicata da Acquedotto Lucano innescando un contenzioso mai risolto, mentre Aql dal canto suo, per esigenze di quadratura dei conti, iscriveva il credito vantato a tariffa piena nei suoi bilanci. La tariffa che i consorzi riconoscevano ad Acquedotto Pugliese infatti è circa un terzo di quella applicata oggi da Acquedotto Lucano Spa.

Quindi anche nella condizione migliore per cui si arrivi a una sanatoria tra debiti dei consorzi e crediti vantati e iscritti nei bilanci di Acquedotto Lucano Spa si dovrebbe riconoscere solo un terzo del debito e quindi questo porterebbe a rettificare i bilanci degli ultimi tre anni di almeno 26 milioni di euro (36-10), per il solo effetto dei consorzi. Questo potrebbe portare al teorico fallimento in quanto il capitale sociale verrebbe intaccato abbondantemente di oltre un terzo del suo valore. La faccenda riguarda la gestione degli ultimi 20 anni.

Debiti/crediti con i Comuni, altri Enti e grandi utenti

Il debito relativo a questa categoria di utenti ammonta complessivamente a circa 21 milioni, in gran parte verso i Comuni della Basilicata, grandi utenti, e altri Enti. La faccenda è molto complicata riguardo ai Comuni, soci dell’azienda Aql, i quali non avrebbero alcuna intenzione di pagare il conto con le tariffe applicate e che sommano cifre insostenibili per molti Municipi. Alcuni Comuni non avrebbero previsto in bilancio queste somme, in tal caso si porrebbe un problema di rettifica dei bilanci di Aql per una cifra di circa 21 milioni di credito scaduto.

Sotto la voce “Altri” ci sono le utenze cosiddette domestiche, quelle commerciali e le utenze industriali. Nei loro confronti Aql non avrebbe agito in tempo per la messa in mora con la conseguenza che gran parte dei crediti sono finiti in prescrizione. Ad ogni modo Aql, attraverso l’ufficio legale, insiste con il recupero crediti anche per quelli prescritti. Questi crediti, si stima sulla base degli ultimi due anni,  ammonterebbero a circa 15 milioni e, a questo punto della storia, potrebbero costituire un danno patrimoniale.

Ovviamente questa situazione di mancato incasso di somme rilevanti genera una costante crisi di liquidità.  Sembra che circa 20mila lucani non paghino le bollette dell’acqua da almeno dieci anni. In conclusione, data la situazione, non sarebbe utile – come propone qualcuno – commissariare l’azienda prima che sia troppo tardi? Anche alla luce del giudizio finale della Società indipendente di revisione che riportiamo nella foto qui sotto e che cliccando qui è possibile leggere integralmente. Ad ogni modo per leggere tutti i documenti di bilancio 2022 clicca qui.

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