Stellantis Melfi: Più incentivi all’esodo a partire da maggio?

L'indiscrezione circola sulle linee da qualche settimana. Si parlerebbe di 120mila euro lordi, 97 netti. L'operaio: "Sarebbe un'offerta buona, ma molti di noi sono ancora lontani dall'età pensionabile"

L’incentivo all’esodo per i lavoratori di Melfi potrebbe lievitare, da qui a due mesi. Per ora è solo un’indiscrezione, ma già corre veloce sulla ‘linea’ di San Nicola. Mentre rientrano lentamente le maestranze da Pomigliano e sulle Ute c’è un po’ di affollamento, la sensazione che i lavoratori siano “troppi”, in vista del passaggio all’elettrico, è sempre più palpabile. A confermarlo anche la famosa “rotazione” a cui sono costretti gli operai e la Cassa sempre più presente e incombente anche nei mesi futuri.

In questo contesto vanno letti i rumors che circolano già da diverse settimane ma che si stanno rafforzando nelle ultime ore. La voce indicherebbe in 120 mila euro lordi l’offerta e l’incentivo dell’azienda agli operai per licenziarsi. Al netto sarebbero 97 mila euro o giù di lì. A cui andrebbero aggiunti due anni di Naspi e ovviamente il Tfr. In soldoni sarebbero qualche decina di migliaia di euro in più rispetto agli incentivi precedenti, che hanno portato a licenziarsi, lo ricordiamo, oltre un migliaio di operai, di cui, nella prima tranche, molti giovani del job act. In questo caso la proposta sarebbe destinata in prevalenza alla generazione dei 50enni, quelli nati a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. I quali il ‘prato verde’ di San Nicola di Melfi (e la ‘fabbrica integrata) l’hanno visto nascere sin dagli albori, nel lontano ’94.

Chi ci racconta di questa indiscrezione, raccolta sulle linee, parla inoltre di un clima sempre più tormentato sulle postazioni, negli ultimi tempi. “La rotazione funziona solo per alcuni non per altri”, spiega. “Così – aggiunge – c’è chi lavora quasi tutti i giorni e chi invece deve rincorrere il ‘minimo’ delle giornate mensili previste dal contratto”. In questo clima di “disparità”, lamenta ancora l’operaio, “i capi chiamano spesso chi vogliono loro, si rafforzano gruppi di lavoro e molti invece sono costretti a stare a casa per giorni”. In questo clima, ecco che l’arma di “sfoltire” il prato verde di Melfi prende più corpo.

“Aumentare”, seppur di poco la cifra di incentivo all’esodo, sarebbe un modo per convincere molti, di quella prima generazione di ‘Fiatisti’ della prima ora, a mollare la presa con un gruzzoletto un po’ più folto. “Molti di noi hanno tendiniti, piccoli o grandi acciacchi dovuti ai tanti anni sulla linea”. Sarebbe un boccone prelibato, quindi. Arricchito da un’altra indiscrezione. “Potrebbe essere l’ultimo incentivo” prima del definitivo passaggio all’elettrico, previsto entro il 2026, con cinque nuovi modelli, almeno sulla carta, da realizzare. Ma eccoci alla nota dolente. “Il punto vero restano l’età e i contributi – confessa l’operaio del Montaggio – Molti di noi avranno pure tanti anni di contributi qui sulle linee, e qualcuno anche prima. Ma è l’età a non essere da pensione”. E ancora: “Cosa fai dopo, rimani 10 anni in stand by, né giovane né vecchio?”. Ed è questo il vero limbo in cui potrebbero trovarsi in molti, qualora riparta, a maggio, la stagione dei “nuovi” incentivi all’esodo. Un gruzzoletto leggermente arricchito, ma tante incertezze su un futuro difficilmente agganciabile alla pensione. Almeno in tempi brevi. Il rischio di sentirsi di qui a breve ‘né giovani né vecchi’, è forte. Staremo a vedere.