Nell’invaso di Monte Cotugno contaminazione da manganese e solfati foto

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    Nel mese di novembre scorso grazie al basso livello d’acqua presente nell’invaso di Monte Cotugno, abbiamo deciso di effettuare una ricognizione all’interno del perimetro dello stesso. A ridosso del muro di contenimento, sull’ipotetica sponda sinistra del fiume abbiamo trovato un ruscello caratterizzato da un colore rosso opaco ed omogeneo con una patina quasi marmorea in superficie. Abbiamo campionato mezzo litro di quest’acqua rossa ed in seguito consegnato il campione ad un laboratorio accreditato grazie al contributo della raccolta fondi “Analizziamo la Basilicata”.

    Le analisi hanno rilevato consistenti tracce di idrocarburi totali: 58,4 mcg/l. Tracce considerevoli anche di nichel, 12,5 mcg/l a fronte di una soglia di legge per le acque di falda di 20 mcg, ed una marcata contaminazione da manganese, nell’ordine dei 121 mcg/l a fronte di un limite di legge a 50. La contaminazione interessa anche il parametro – solfati – misurati in 700 mg/l a fronte di una soglia di legge di 250 mg/l. Purtroppo per ragioni economiche abbiamo potuto ricercare solo una ventina di sostanze. Teniamo a precisare che ad oggi né l’Eipli, né Acquedotto Pugliese, né Acquedotto Lucano, né Arpab hanno mai documentato fenomeni del genere nell’invaso di Senise, né documentano puntualmente la reale qualità dell’acqua in ingresso ed in uscita dai potabilizzatori né lo stato di qualità della colonna d’acqua medesima. Da precisare che l’invaso di Monte Cotugno presenta a ridosso delle sue sponde due siti contaminati di interesse regionale come riportato dal Catalogo Ambientale, nonché la mega-discarica di Sant’Arcangelo che in linea d’aria dista circa 2,5 chilometri dall’area invaso. Da sottolineare anche la presenza di una fiumara, facilmente visibile anche dal satellite, che si immette nell’invaso dopo aver lambito a valle il sito della discarica di Sant’Arcangelo: quindi la diga in questione presenta già di per sé numerose circostanze degne di più approfonditi monitoraggi. L’invaso di Senise, il più grande d’Europa in terra battuta, serve per scopi irrigui, potabile ed industriali, intere porzioni territoriali di Puglia e Basilicata. Depositeremo le analisi e le fotografie alle autorità competenti per chiedere lumi sull’origine del fenomeno ed approfondirne le eventuali implicazioni ambientali e sanitarie.

    Giorgio Santoriello-Giovanna Di Sanzo

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