“Le negligenze della Chiesa”

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    Incollata alla sua sedia, caparbia e coraggiosa nel voler vivere ogni secondo di una giornata difficile. Filomena Iemma, la madre di Elisa Claps, per tutta la durata (oltre dieci ore) dell’udienza di apertura del processo a Danilo Restivo, non si è mai allontanata dall’aula. E’ rimasta ad ascoltare sostenuta dalla presenza dei suoi due figli, Gildo e Luciano ma anche da quella del legale di fiducia, l’avvocato Giuliana Scarpetta .
    Tutti, ognuno per il suo ruolo, a dare un forte sostegno a mamma Filomena. Un sostegno che questa donna non ha mai trovato in chi invece avrebbe dovuto indagare sulla scomparsa di sua figlia. Un sostegno negatole persino dalla Chiesa. Una certa chiesa. Quella che ha preferito alzare un muro di silenzio e vergogna su tutta la vicenda. Una chiesa per niente misericordiosa e caritatevole, ma ripiegata sulla difesa del proprio territorio. Un territorio bagnato con il sangue di una ragazzina innocente. Una difesa ad oltranza, quella messa in atto dalla Diocesi potentina, che per sua stessa ammissione non è riuscita a controllare la chiesa dove Elisa era stata vista per l’ultima volta.


    Il coraggio della Diocesi viene fuori, postumo e inopportuno, ancora una volta solo per difendere il proprio territorio. Bene avrebbe fatto monsignor Agostino Superbo, titolare della Diocesi a schierarsi dalla parte di mamma Filomena, ammettendo che forse, un qualche suo ministro poteva aver sbagliato. Ammettendo che forse quel ritrovamento del 17 marzo 2010 in realtà era stato pilotato. Bene avrebbe fatto monsignor Ennio Appignanesi a pretendere che la chiesa della Trinità fosse battuta palmo a palmo dopo la scomparsa di Elisa.
    Bene ha fatto il giudice che ieri ha negato loro la possibilità di lavarsi la coscienza. Dichiararsi parte danneggiata non basta quando quella chiesa è l’ultimo luogo in cui Elisa è stata vista. La Diocesi di Potenza, a suo tempo e fino al ritrovamento di Elisa, avrebbe dovuto pretendere la verità. Allora sì avrebbe potuto ritenersi danneggiata. Ma allo stato degli atti e dei fatti, danneggiata è solo la famiglia di Elisa e sua madre in particolare. Chi ha contribuito a far vivere loro diciassette interminabili anni di incerto dolore non è danneggiato. E’ colpevole. Anche solo davanti al suo Dio.  

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