Vito De Filippo e compagni. Le statue di bronzo della campagna elettorale foto

La Basilicata di queste settimane di ansia elettorale appare più kafkiana del solito

E’ pronta l’officina della confusione. Liste paggetto si preparano a presentare la loro “visione” e il loro progetto megagalattico per la Basilicata. Personaggi che hanno attraversato l’universo delle sigle politiche per oltre 30 anni e che fanno finta di non sapere che, grazie a loro, la Basilicata è nelle condizioni attuali. Si presentano nelle conferenze stampa con la solita prosopopea con contorno di diritto, filosofia, misticismo politico come se fossero i risolutori delle disgrazie planetarie.

Stanno venendo fuori come le lumache, un po’ alla volta, lentamente. Sono tutte liste “popolari” senza popolo o civiche. Stanno nascendo sia a destra che a sinistra, sia in mezzo che di lato, sopra e sotto.  Ci sono noti esponenti della politica e meno noti cosiddetti esponenti della società civile. A che servono queste liste? A portare acqua al mulino dei volponi di destra e sinistra o, nel peggiore dei casi a soddisfare le vanità, le velleità, di chi si è auto attribuito il titolo di “eroe del popolo”. Nel migliore dei casi a fare testimonianza. E dico nel migliore dei casi, perché la testimonianza e le idee politiche delle minoranze in democrazia è bene che ci siano. E’ bene che ci siano le liste politiche autentiche.

Tuttavia, nel panorama più confuso, ci sono da un lato i vecchi volponi e dall’altro gli ingenui. I vecchi volponi si guarderanno bene i fatti propri, gli ingenui, senza volerlo, li aiuteranno. Insomma avremo dei mercenari da un lato e dei “ribelli” da barricate di cartone dall’altro. Tutto legittimo, per carità.

C’è un’altra officina, quella del lifting delle facce di bronzo. Basta ascoltare De Filippo, uno dei maggiori responsabili del disastro lucano, “servitore” dei petrolieri e delle multinazionali, quando afferma che “Di Maio è d’accordo con Eni”. Lui, proprio lui, che con Eni e Total ha combinato pasticci incredibili. Basta ascoltare Vito Santarsiero, il gattovolpista per antonomasia, quando dice: “Sul petrolio bisogna fare chiarezza”. Lui, proprio lui, sembra incredibile ma è vero. Adesso ci manca Marcello Pittella con un bel rilancio della sua candidatura al grido: “Salviamo la Basilicata”.

Prepariamoci dunque al ritorno, con lifting, delle solite facce di bronzo che ad ogni elezione si ripresentano come salvatori della patria dopo che la patria l’hanno distrutta.

Si riaffacciano alla ribalta alcuni dei consiglieri regionali, di destra e di sinistra, dei tempi di De Filippo, quelli che nella seduta del Consiglio del 28 marzo 2012 votarono la relazione del presidente sul Memorandum. In quella seduta la politica sottoscrisse una dichiarazione di dipendenza dal Petrolio. Nessuno, tranne Romaniello, di Sel, si scandalizzò per le ammissioni di De Filippo che riporto a memoria: “Servizi sociali essenziali sono stati mantenuti grazie ai soldi del petrolio. Altre attività e servizi propri della Regione Basilicata, di competenza regionale, sono stati realizzati grazie alle royalties petrolifere. Trasporti, sanità, università. In breve non possiamo fare a meno di quel denaro”.

Paradossale la dichiarazione dell’allora presidente del Consiglio Folino il quale ritenne che: “ il Consiglio regionale, nella riunione del 28, ha scritto una bella pagina di cui va dato atto ai consiglieri di tutte le parti politiche che hanno dato vita ad un dibattito di qualità”. Probabilmente Folino era distratto. La qualità quel giorno era in vacanza. Purtroppo non solo quel giorno. Abdicare alle strategie del potere di Eni, non è stata una vittoria, è stata una sconfitta. Anche se, in quella seduta consiliare, maggioranza e opposizione, hanno cantato vittoria, assestando un duro colpo al futuro della Basilicata. Oggi questa gente continua a fare proposte, a scrivere soluzioni per il futuro, a riempire giornali di dichiarazioni che lasciano davvero stupiti.

Tutto questo al cittadino normale appare incredibile, paradossale, kafkiano. E viene voglia di gridare: “Sesamo apriti, voglio uscire!”