La filiera corta dei rifiuti tossici

Più informazioni su

    Questa storia parla di un concetto buono che diventa cattivo. Appalti per bonifiche di siti contaminati e smaltimento di fanghi petroliferi 

    Parliamo di filiera corta. Quella prassi che dovrebbe salvare il pianeta dalle emissioni carboniche che lo stanno uccidendo. Quella filiera che salverà anche le economie agricolo-pastorali preservando, grazie al controllo e al commercio “corto”, il cibo sano abbassando di conseguenza l’indice dei tumori. Ma la filiera corta di cui ci occupiamo qui è un’altra purtroppo, riguarderebbe appalti per bonifiche di siti contaminati e smaltimento di fanghi petroliferi, riguarderebbe rifiuti tossico-nocivi.

    E’ la storia, come racconta la nostra fonte (che resta anonima perché in questa regione dice, se non si è dalla parte dei poteri “è meglio dimenticare”), dell’inizio di questo business in regione, quando nei primi anni ’90 si capisce che si possono fare tanti soldi. Una storia in cui alcuni si sarebbero arricchiti smaltendo veleni vicino i siti industriali da cui li prelevavano per bonificarli, o quelli dell’estrazione petrolifera che da Viggiano sarebbero stati invece anche sparpagliati nei campi anziché conferiti in discariche autorizzate. Una storia dove chi non s’adeguava, come l’ex imprenditore rimasto fuori dal giro che ce ne parla avendola vissuta sulla sua pelle per aver partecipato a gare d’appalto, crollano sotto il peso di questo modus operandi fatto di illeciti ambientali trasformati in “requisiti” per vincere appalti, collusione amministrativa e menefreghismo per operai, comunità e territori.

     

    Più informazioni su