Taglio Fondi Psr, agricoltori lucani non possono pagare il ticket della Brexit

Per la Cia è un'inaccettabile ipotesi

Un taglio tra i 20 e i 25 milioni di euro (tra i 2,5 e 3 milioni di euro l’anno) dal fondo Ue destinato alla Regione Basilicata per il Piano di Sviluppo Rurale sarebbe insostenibile e va scongiurato. A sostenerlo è la Cia-Agricoltori di Basilicata in riferimento alle notizie che iniziano a giungere da Bruxelles sulle prossime dotazioni finanziarie che riguarderanno l’agricoltura con una riduzione stimata intorno al 5%. Ma circolano notizie ancora più allarmanti di tagli che andrebbero oltre sino a raggiungere una “forchetta” tra il 7 e il 9%.

La Cia ricorda che con Decisione di esecuzione n. 8259, il 20 novembre 2015, la Commissione Europea ha approvato il Programma di Sviluppo Rurale della Regione Basilicata per il periodo di programmazione 2014-2020. Ammontano a 680 milioni di euro le risorse pubbliche stanziate attraverso il FEASR per l’attuazione del programma (411,49 milioni di euro dal bilancio UE e 268,67 milioni di euro di cofinanziamento nazionale). 

E’ necessario – sottolinea Donato Distefano, coordinatore regionale Cia- che il budget destinato alla Politica agricola comune (Pac) rimanga inalterato, per una prospettiva di mantenimento e di sviluppo dell’agricoltura lucana e soprattutto meridionale. Non possono essere certamente gli agricoltori lucani a pagare il ticket della Brexit. La Pac – continua – ha, da sempre, garantito lo sviluppo di un’agricoltura di qualità, salvaguardando la salute dei cittadini europei, consentendo il mantenimento e lo sviluppo sociale ed economico delle aree rurali, contribuendo al mantenimento del paesaggio e dell’ambiente.

E’ fondamentale -secondo l’organizzazione degli agricoltori- che gli Stati membri diventino ancora più responsabili agendo per lo sviluppo del progetto europeo, assicurando la possibilità di contribuire maggiormente al budget, così da scongiurare tagli che impatterebbero non solo sul settore agricolo ma in generale sui cittadini europei.

Il Dibattito è appena iniziato –continua la Cia- ora la Commissione dovrà discutere con Parlamento e Consiglio per chiudere il negoziato entro i primi mesi del 2019, così da scongiurare eventuali incertezze già per il 2021. Questo perché le prime cifre annunciate dalla Commissione europea, sul prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione, evidenziano la volontà di un rilancio del progetto comunitario, nel momento in cui cresce la dotazione finanziaria complessiva e la sua incidenza sul prodotto interno lordo dell’Unione. Nuove importanti politiche vengono attivate, evidenziando un impegno dell’Europa sul fronte dell’immigrazione e della sicurezza. Per questo – conclude la nota – non si può scaricare sull’agricoltura la cosiddetta “compensazione finanziaria”.

L’azione della ‘nuova’ Pac – sottolinea Distefano – dovrà svilupparsi su nove obiettivi comuni. Al sostegno al reddito degli agricoltori e alla food security, si aggiunge la lotta ai cambiamenti climatici e la risposta alle aspettative della società su cibo e salute. Le nostre richieste principali: innovare, semplificare ma anche favorire l’aggregazione di filiera e di mercato, rivedere la fiscalità agricola e difendere il budget della Pac.

”Bisogna garantire la sostenibilità sia ambientale che economica delle imprese serve una modernizzazione amministrativa, con un Codice Unico dell’Agricoltura per de-legiferare e semplificare la burocrazia e il sistema dei pagamenti”.