Basilicata. La comunicazione istituzionale sul coronavirus sia più chiara

La confusione di questi tempi fa molto male. Occorrono trasparenza e correttezza

Siamo in una redazione, e sottolineo redazione, non un garage, o un salotto di casa dotato di un pc e di una connessione internet. No, non siamo nella casa di qualcuno, siamo in una redazione con una sede, un numero di telefono, un direttore alla luce del sole, diversi computer, diversi apparecchi telefonici. Non abbiamo minorenni al servizio. Ebbene, correttamente diamo le notizie, in questo caso sul coronavirus, soltanto dopo che la task force regionale o l’ufficio stampa della Giunta, ci invia ufficialmente la comunicazione di aggiornamento.

Accade però che taluni corsari dei social o presunti giornalisti di presunti giornali senza redazione o anche senza recapiti, diffondano in anticipo – spesso con inesattezza o con un linguaggio truculento e in un italiano molto discutibile – notizie che devono ancora essere ufficializzate e, quindi, confermate. Queste notizie non ufficiali trapelano, spesso, deliberatamente dall’interno dell’apparato istituzionale o sanitario.

Anche noi abbiamo notizie di prima mano sul coronavirus – grazie alle nostre fonti – che, seppure verificate, non ci permettiamo di pubblicare prima che ci sia l’ufficializzazione. Tanto per evitare confusione. Perché di confusione ce n’è già tanta sia da parte della comunicazione istituzionale della Regione, sia da parte dei corsari del web.

Vorremmo però che alcune informazioni la task force regionale non le tenesse nel cassetto in attesa di chissà quale autorizzazione a renderle pubbliche. Perché il rischio che gli avventurieri del web le diffondano a modo loro è altissimo. E neanche vorremmo che a decidere, come se e quando comunicare certe notizie, sia qualche multinazionale del petrolio.

E neanche è il caso che alcuni sindaci debbano sapere dalla stampa, e non dalle istituzioni preposte, la notizia di contagiati nel loro comune.