Coronavirus Basilicata. L’allarme dei medici di famiglia: aumento casi sospetti. Servono più tamponi

La Fimmg lucana scrive a Bardi: “In questi giorni, mentre vanno riducendosi le comuni sindromi influenzali, stiamo osservando un significativo aumento di pazienti con infezioni respiratorie di moderata-severa gravità accompagnate da rialzo febbrile e tosse che non rispondono alle terapie tradizionali o che si protraggono oltre i 4-5 giorni tipici delle infezioni minori delle vie aeree”

I medici di famiglia scrivono a Bardi: “In questi giorni, mentre vanno riducendosi le comuni sindromi influenzali, stiamo osservando un significativo aumento di pazienti con infezioni respiratorie di moderata-severa gravità accompagnate da rialzo febbrile e tosse che non rispondono alle terapie tradizionali o che si protraggono oltre i 4-5 giorni tipici delle infezioni minori delle vie aeree”.

È questa la ragione per cui la Fimmg di Basilicata chiede che pur in assenza del rigido criterio epidemiologico adottato dalla task force regionale, vengano effettuati tamponi di conferma, previa notifica del caso sospetto al Servizio territoriale di Igiene e sanità pubblica da parte del medico curante, come previsto dal Testo Unico delle Leggi Sanitarie.

Il dottor Antonio Santangelo – segretario Fimmg – solleva anche un allarme relativo alla difficoltà di individuare i casi sospetti di infezione da Covid-19 basato sul solo criterio epidemiologico e cioè sulla provenienza dei pazienti sintomatici da aree a rischio (regioni e province del nord Italia).

I medici ritengono – rivolgendosi al presidente Bardi – che non è questo il momento di mostrarsi titubanti, è il momento di assumere decisioni drastiche anche mobilitando risorse umane aggiuntive finalizzate ad un maggior contrasto alla diffusione del virus.

Sarebbe utile – continuano i medici – un provvedimento che informi la cittadinanza della necessità di non affollare le sale d’attesa per problematiche minori o differibili. Sarebbe una misura efficace e in grado di rendere omogenee le necessarie misure di autotutela adottate dai singoli medici al fine di limitare gli accessi. E concludono: “Abbiamo già un medico di famiglia in isolamento. Non vorremmo che fra qualche giorno migliaia di cittadini siano privati dei loro medici di famiglia perché in quarantena o peggio ammalati.”