Gender gap, in Basilicata fra i puù alti d’Europa. Dalla Cgil l’impegno a una contrattazione di genere

"Quello che le donne dicono. Tra pandemia e crisi sociali”. In streaming un dibattito a più voci sui diritti delle donne

“Un confronto fra generazioni per discutere delle difficoltà vissute dalle donne durante la pandemia e trovare insieme soluzioni e proposte da avanzare”. È questo il senso dell’incontro in streaming sulla pagina Facebook della Cgil Basilicata “Quello che le donne dicono. Tra pandemia e crisi sociale” organizzato in occasione della Giornata internazionale della donna dalla Cgil Basilicata e dai sindacati di categoria Spi Cgil, Filcams Cgil e Fp Cgil di Potenza, al quale hanno partecipato da remoto oltre 150 persone. Un filo rosso che possa unire pensionate con donne impegnate in ambiti lavorativi diversi fino ad arrivare alle giovani studentesse.

La Basilicata ha un gender gap fra i più alti d’Europa, distinguendosi ancora oggi per una partecipazione delle donne al mercato del lavoro del 39 per cento a fronte di una media italiana del 53 ed una media del nord Italia del 62. A questo si aggiungono basse retribuzioni, alta disoccupazione, e scarsi servizi di conciliazione vita – lavoro sia pubblici che privati. In Basilicata le donne sono state le principali vittime economiche della pandemia soprattutto se hanno figli e un lavoro precario. Per far fronte a queste difficoltà la regione Basilicata ha messo in campo il Voucher Valore Donna 2020, voucher per la conciliazione con uno stanziamento di 1 milione di euro e mezzo, finalizzato a favorire la permanenza nel mondo del lavoro. Questa misura certamente non basta e sono necessarie politiche attive del lavoro in una regione che nel 2020 ha visto 2000 donne perdere il lavoro.

“Il tema è duplice: qualità e quantità dell’occupazione. È chiaro che questi dati, unitamente a quello della condizione pensionistica delle donne necessitano la rivendicazione di un lavoro di qualità a cui corrisponderanno pensioni di qualità”. Questo in sostanza quanto emerso dal dibattito al quale hanno partecipato Angela Propato (segretaria regionale Spi Cgil / Coordinamento regionale donne SPI), Giovanna Galeone (segretaria Spi Cgil Potenza / Coordinamento provinciale donne SPI), Filomena Tripaldi (segretaria Filcams Potenza) Sofia Claps (Rete degli Studenti Medi), Anna Russelli (segretaria Cgil Basilicata), Katia Napoli (delegata FP Cgil Potenza), Vita Labriola (segretaria regionale Slc Cgil) e Daniela Cappelli (segretaria nazionale Spi Cgil).

Le disuguaglianze di genere presenti nel mercato del lavoro secondo il sindacato si ripercuotono infatti anche sul sistema previdenziale: le pensioni di vecchiaia erogate alle donne sono il 48% in meno rispetto a quelle erogate agli uomini, quelle anticipate il 20% in meno. Inoltre, l’83% delle pensioni integrate al minimo sono liquidate alle donne. Il sistema di protezione sociale attuale, modellato sul lavoro maschile, stabile, a tempo indeterminato, penalizza fortemente le donne e non è in grado di far fronte all’estrema frammentazione del mercato del lavoro attuale, ai rischi di shock straordinari come quello che abbiamo vissuto e neppure all’articolazione dei tempi e degli orari di lavoro.

“Adesso il nostro impegno – è il messaggio lanciato dalle donne intervenute – deve essere quello di costruire e praticare una vera contrattazione di genere, che tenga conto della nostra presenza e del nostro ruolo sia nella famiglia che nel mercato del lavoro. La contrattazione sociale e territoriale, a fianco della più tradizionale nei contratti nazionali e nelle aziende e con i diversi soggetti del territorio, sia su temi sociali che su quelli di sviluppo locale, deve proporsi di ricollegare con forza i diritti del lavoro con i diritti di cittadinanza, misurandosi con le profonde differenze di genere e favorendo la parità con politiche attive del lavoro e la creazione di servizi per l’infanzia e la terza età”.