I lavoratori non sono spazzatura da buttare via

Don Giuseppe Di Tolve, parroco di Pisticci Scalo, ricorda le parole del Papa in occasione della Festa del 1 Maggio

Riceviamo e pubblichiamo la nota di don Giuseppe Ditolve, parroco della chiesa San Giuseppe Lavoratore di Pisticci Scalo

“In prossimità della solennità di San Giuseppe Lavoratore vorrei esprimere la mia gratitudine più sincera e profonda, ancora una volta, a Papa Francesco per la sua profonda benevolenza e attenzione di quanto detto nel corso del colloquio avuto all’Udienza Generale di mercoledì 24 aprile scorso portando il simulacro di San Giuseppe Lavoratore ed impartendo per sua intercessione, la benedizione su tutti i lavoratori, imprenditori e in modo particolare, per i disoccupati. È stata una giornata caratterizzata dalla Catechesi e sulla via delle tre virtù teologali Fede, Speranza e Carità, affidandoci al Protettore e Patrono dei lavoratori, augurandoci che la Speranza sia l’ultima a morire e donando al Pontefice una somma in denaro dopo il 18 Gennaio 2023 per il Popolo Ucraino, questa volta, per il Popolo della Terra Santa. Inoltre, sono stati presenti in Piazza San Pietro oltre ad un gruppo di fedeli provenienti dall’intero comprensorio pisticcese anche l’amministrazione comunale – con il vice sindaco Rossana Florio e l’assessore alla cultura Dolores Troiano – che ha ha donato a Papa Francesco una Sacra Famiglia in terracotta, realizzata dagli artisti locali Annamaria Pagliei e Felterino Onorati.

Papa Francesco ci ricorda che: … “C’è sempre stata un’amicizia tra la Chiesa e il lavoro, a partire da Gesù lavoratore. Dove c’è un lavoratore, lì c’è l’interesse e lo sguardo d’amore del Signore e della Chiesa… Non c’è buona economia senza buoni imprenditori, senza la vostra capacità di creare, creare lavoro, creare prodotti. … Non dimentichiamo che l’imprenditore dev’essere prima di tutto un lavoratore. Se lui non ha questa esperienza della dignità del lavoro, non sarà un buon imprenditore. Condivide le fatiche dei lavoratori e condivide le gioie del lavoro, di risolvere insieme problemi, di creare qualcosa insieme. Se e quando deve licenziare qualcuno è sempre una scelta dolorosa e non lo farebbe, se potesse. Nessun buon imprenditore ama licenziare la sua gente – no, chi pensa di risolvere il problema della sua impresa licenziando la gente, non è un buon imprenditore, è un commerciante, oggi vende la sua gente, domani vende la propria dignità –, ci soffre sempre, e qualche volta da questa sofferenza nascono nuove idee per evitare il licenziamento. Questo è il buon imprenditore” (Genova, Stabilimento Ilva, 27.05.2017).

In maniera sintetica, a stretto giro di parole, il discorso del Santo Padre è attuale oggi per quello che sta accadendo allo Stabilimento Stellantis di Melfi, come anche in altre aziende sparse nel nostro territorio lucano. E la (p)olitica cosa ha fatto e cosa farà? Da poco è stato eletto il neo governo di Basilicata. Dopo una campagna elettorale – già prevista dal sottoscritto e ribadito in una lettera aperta del 9 marzo scorso – di tiratori scelti tra accuse e chi si illudeva di essere il miglior politicante facendo scuola senza programmi, che in fondo, di questo si è trattato miseramente, auspico i migliori auguri alla nuova classe politica di maggioranza e minoranza a lavorare seriamente e concretamente per il Bene di questa Regione da anni afflitta da un’emorragia che potrebbe, se non curata quanto prima, determinare uno stato di coma, con frequente esito letale. È raccapricciante assistere ancora una volta, a licenziamenti con dei comunicati scaricati via e-mail dalla sera alla mattina, come se le persone fossero spazzatura da gettare via.
Parole che dicono tutto di una dignità fatta a pezzi, liquefatta, evaporata, umiliata, calpestata senza ritegno.

La sola via da cui ripartire per ridare all’uomo quella dignità oggi minacciata da ogni parte è guardare a San Giuseppe Lavoratore che è un grande esempio per le moderne generazioni a considerare i diversi lavori come attività virtuose. La crisi del nostro tempo, che è crisi economica, sociale, culturale e spirituale, può rappresentare per tutti un appello a riscoprire il valore, l’importanza e la necessità del lavoro per dare origine a una nuova “normalità”, in cui nessuno sia escluso. Il lavoro di San Giuseppe ci ricorda che Dio stesso fatto uomo non ha disdegnato di lavorare. La perdita del lavoro che colpisce numerose persone è aumentata negli ultimi tempi, dev’essere un richiamo a rivedere le nostre priorità. Imploriamo San Giuseppe lavoratore perché possiamo trovare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro! Il contrario, sarebbe aver fallito come politica, senza programmi che non hanno avuto una visione di miglioramento e ignorando il Bene Comune.

Don Giuseppe Di Tolve
Don Giuseppe Di Tolve
Don Giuseppe Di Tolve
Don Giuseppe Di Tolve