La Basilicata fa i conti con gli spiccioli: bilancio misero e pezze al sedere, perché?

È una domanda che resterà a lungo senza risposta, seppure la risposta stia sempre lì in attesa di accoglienza

Senza le risorse europee e i ristorni petroliferi, la Basilicata sarebbe già fallita. Oltre le motivazioni sul Covid e sulla mancata o parziale parifica dei rendiconti finanziari precedenti ad opera della Corte dei conti, la realtà del bilancio regionale è mortificante.

Basta mettere a confronto due dati: nel 2009 la previsione di entrate era di circa 5,1 miliardi di euro, nel 2021 siamo a 2,8 miliardi. A questo punto, al di là delle mille giustificazioni sia contabili, sia congiunturali, dobbiamo chiederci che cosa è accaduto in questi dieci anni o, meglio, che cosa non è accaduto.

Il dubbio è che chi ha governato questa regione, almeno dal 2000, abbia utilizzato le risorse per “strategie di sviluppo” il cui risultato è stato ed è, ritardo nello sviluppo e, in alcune zone, pieno sottosviluppo. Basta mettere a confronto i dati di bilancio con i dati socio-economici e demografici forniti dai vari istituti di statistica e di analisi, già prima della pandemia.

È il risultato del respiro corto della politica, della volontà di alimentare e mantenere il consenso elettorale di singole persone e gruppi, a discapito di strategie intenzionalmente finalizzate all’interesse generale e allo sviluppo? È il risultato della mediocrità complessiva della classe dirigente regionale, incapace di affrontare sfide difficili? È il risultato di un approccio egoistico, personalistico, da parte di politici e dirigenti, alle risorse pubbliche e alle relazioni con lo Stato centrale e con il potere economico e finanziario? Un approccio utile esclusivamente alle carriere personali? Chissà, ognuno può farsi un’idea, o ha già un’opinione consolidata.

Fatto sta, che la Basilicata è con il sedere per terra e continua a mettere pezze ai pantaloni. La musica non è affatto cambiata, anzi. Quelli di oggi, continuano a fare le stesse cose di quelli di prima, con qualche peggioramento che ancora ci mancava. Dunque nessuno si illuda.

Il bello di questi giorni è che un ex presidente, Vito De Filippo, critica, a buona ragione, il governo regionale attuale, perché “non ha un’idea, un progetto, una visione”. Lo sanno anche le pietre che ha ragione. Le stesse pietre, però, hanno dimenticato che da decenni questa regione subisce, o promuove, una classe politica senza idee, senza un progetto, senza una visione. E in tutto questo ci balzano alla memoria le critiche che questo giornale muoveva alla Giunta De Filippo, prima e a quella di Pittella poi: “nessuna idea di sviluppo, nessuna visione, clientelismo e gestione condominiale della cosa pubblica”. Come vedete cambiano i musicanti, ma non la musica.

Anzi in questi mesi, i musicanti di prima e i loro porta spartito si stanno riorganizzando intorno a certi club trasversali per “riprendersi quello che era loro”. Legittimamente, ma ancora una volta senza alcuna idea di sviluppo e alcuna visione, anzi “tramando” ritorni di fiamma e di prebende ai cortigiani di un tempo.

Nel frattempo, continuiamo pure a chiederci: perché mai la Basilicata fa i conti con un bilancio da miseria e con dati socio-economici e demografici sempre più drammatici? Con il covid e senza covid? Purtroppo, abbiamo la sensazione che la domanda resterà a lungo senza risposta, seppure la risposta stia sempre lì in attesa di accoglienza.