Stellantis, “Si cambia la festività del patrono per esigenze produttive e poi si chiude lo stabilimento”

Si procede con le fermate ricorrendo ai contratti di solidarietà. Fiom: Confronto non più rinviabile

Con un colpo di spugna la festività di San Alessandro, patrono di Melfi, è stata spostata per esigenze tecniche lavorative dal giorno 9 febbraio al 10 febbraio, per poi procedere con le fermate ricorrendo ai contratti di solidarietà. È ciò che Stellantis Melfi ha comunicato ai delegati Fiom, senza alcuna possibilità di avanzare proposte alternative che potessero considerare le esigenze dei lavoratori, in quanto “questo è ciò che prevede il contratto collettivo specifico di lavoro”.

“Abbiamo chiesto di conoscere l’utilizzo del contratto di solidarietà unità per unità – spiega la segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita – affinché ci sia un equo utilizzo dell’ammortizzatore sociale e non ci siano ricadute salariali che penalizzino i lavoratori in modo strumentale. Stellantis continua a richiedere ulteriori flessibilità, come se non ce ne fossero già abbastanza nello stabilimento di Melfi. Le giornate di lavoro, i tempi e la vita delle lavoratrici e dei lavoratori vengono scanditi unicamente dalla produzione in base all’ approvvigionamento del materiale e con le disponibilità del contratto collettivo specifico di lavoro la produzione viene messo al di sopra di ogni cosa. Non vengono più consegnati i calendari e i profili individuali, ovvero i 17 turni con i riposi a scorrimento.

A questo punto – aggiunge Calamita – riteniamo non sia più rinviabile un confronto con la direzione aziendale e le organizzazioni sindacali territoriali unitamente ai delegati. Bisogna fare chiarezza sulla situazione produttiva e occupazionale del sito di Melfi e discutere per migliorare le condizioni di lavoro, salute e sicurezza. La richiesta di incontro con la Regione Basilicata e Stellantis è stata resa necessaria per superare la precarietà lavorativa e salariale, recuperare gli impegni assunti nell’accordo di giugno 2021 che prevedeva una transizione alla produzione elettrica in garanzia dei livelli occupazionali e salariali e programmare, insieme al sindacato, i passi da compiere in modo da poter conciliare anche le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori. Oggi si continua invece a gestire una fase così delicata e di crisi industriale ed economica, chiedendo massima flessibilità e scaricando sui lavoratori i sacrifici rendendo loro una vita non più sostenibile.

Chiediamo alle istituzioni locali di aprire un confronto sull’area industriale di Melfi per frenare un processo di deindustrializzazione già avviato che porterà a disastri occupazionali, continue richieste di flessibilità, tagli ai diritti e al salario non più sostenibili per le lavoratrici e i lavoratori che stanno già attraversando troppi sacrifici, bisogna prevedere nuove politiche industriali che mettano al centro l’automotive”.