Automotive Melfi, “servono risorse aggiuntive e un piano di transizione da parte del governo regionale”

“Il riconoscimento di crisi industriale complessa per Melfi e Potenza non è risolutivo della vertenza"

“Il riconoscimento di crisi industriale complessa per il territorio dei sistemi locali del lavoro di Melfi e Potenza da parte del governo nazionale, che interessa 43 comuni dell’area, è un passo in avanti ma non può considerarsi risolutivo di una vertenza che vede coinvolti circa 9mila lavoratori tra diretti e indotto”. Lo affermano il segretario generale della Cgil Potenza, Vincenzo Esposito e la segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita. “I 20 milioni di euro di risorse nazionali a valere sulle risorse del Fondo per la Crescita Sostenibile per la realizzazione degli interventi per la riqualificazione e riconversione produttiva delle aziende della filiera automotive, proseguono, non sono sufficienti a traghettare l’area industriale di Melfi verso una elettrificazione che possa tutelare tutti i livelli occupazionali, compresi quella della logistica e della componentistica.

La strada scelta dall’Ue di portare a completamento la transizione elettrica entro il 2035 è ormai tracciata e la Basilicata non può farsi trovare impreparata. Invece di contestarla, aggiungono Esposito e Calamita, il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, dovrebbe invece pensare a come giocare d’anticipo. L’assenza di politiche pubbliche ha generato un divario tra l’Italia e gli altri Paesi Ue. La stessa Basilicata paga i ritardi del processo di transizione i cui accordi in Stellantis risalgono a giugno 2021. È quindi urgente realizzare politiche industriali e un piano straordinario per l’automotive che valorizzi le potenzialità di innovazione in una fase di grandi trasformazioni del settore con risorse adeguate: un piano straordinario che metta a disposizione investimenti e strumenti per la trasformazione industriale e l’innovazione, il rilancio della ricerca e dello sviluppo, il rinnovo delle flotte pubbliche, l’uso di ammortizzatori sociali e la formazione per la salvaguardia, la crescita e la rigenerazione dell’occupazione.

Il piano industriale di Stellantis, aggiungono i due segretari, continua, invece, nella logica di annunciare le azioni stabilimento per stabilimento senza una visione complessiva. In questo quadro è assente anche un piano sull’occupazione che possa permettere la rigenerazione occupazionale, anche attraverso strumenti come il contratto di espansione, mentre prosegue l’uscita incentivata e il ricorso agli ammortizzatori sociali con il conseguente impatto negativo sui salari delle lavoratrici e dei lavoratori. L’assenza di commesse e la richiesta di abbattere i costi da parte di Stellantis sta mettendo a repentaglio la tenuta industriale e occupazionale anche nelle aziende della componentistica. Il nostro Paese è passato dal produrre circa 1.500.000 veicoli alla fine degli anni ‘90, a 473 mila nel 2022.

Innovazione tecnologica, digitalizzazione ed economia circolare, affermano Esposito e Calamita, possono rendere la transizione un’opportunità per il rilancio della produzione, della crescita di buona occupazione e del ruolo di innovatore che il nostro Paese ha da sempre svolto e la Basilicata, con il polo industriale di Melfi, può giocare una partita importante con la produzione dei quattro veicoli elettrici. Ecco perché come Cgil continuiamo a chiedere un incontro diretto con i vertici di Stellantis a garanzia dei livelli occupazionali e dei diritti dei lavoratori. L’automotive è un settore industriale fondamentale per l’economia della Basilicata, concludono. Il governo regionale deve accompagnare la transizione affinché sia ambientalmente e socialmente sostenibile e non subirla”.