“Non reggiamo, ridateci la pausa a fine turno”

La denuncia, sotto voce, di alcuni operai Fca (Gruppo Stellantis) addetti allo Stampaggio Plastica. "Siamo costretti a un tour de force per far produrre all'azienda 300 pezzi in più al giorno. E i colleghi ci chiamano pure 'fessi' "

“I nostri colleghi ormai ci chiamano fessi, lo dicono apertamente che dovremmo ribellarci e non accettare più questi ritmi infernali”. I cosiddetti “fessi” sarebbero un centinaio di lavoratori (Fca) Stellantis di Melfi che operano allo Stampaggio Plastica. Per tenere i macchinari sempre accesi e produrre qualche centinaio di pezzi in più al giorno, ma con le stesse unità lavorative, l’azienda ormai da diversi mesi ha architettato uno stratagemma, a loro discapito e a rotazione.

E’ proprio uno di loro a confessarlo, sotto voce e intimorito dalle possibili ritorsioni, vista la “consegna” del silenzio che vige in azienda. “Solo noi dello Stampaggio Plastica, per tenere accese le presse, siamo costretti a fare la mezz’ora di pausa durante il turno, e non a fine turno come sarebbe logico e come fanno tutti gli altri”. Apparentemente sembrerebbe un dettaglio, ma visto che durante la pausa si va anche in mensa, ecco cosa devono subire. Ritmi che fanno tornare in mente la celebre scena di Lino Banfi in ‘Vieni avanti cretino’.

“Dobbiamo fare quasi mezzo chilometro per andare alla mensa, neanche il tempo di andare in bagno, mangiare o prendere il cestino, ingozzarci in men che non si dica e poi ritornare sulla linea per completare il turno. E tra di noi ci sono anche lavoratori con ridotte capacità lavorative”. A “rotazione”, la tanto temuta “mezz’ora”, così viene denominata, tocca solo a loro. Ma ecco cosa ne consegue. “Finito il turno dobbiamo fare la corsa per prendere il pullman o dobbiamo far aspettare i colleghi con cui viaggiamo e che non sono sottoposti, beati loro, a questo tour de force come noi”. Una palese “discriminazione”, in sintesi.

E ancora: “Ci è stato chiesto di accettare alcuni mesi fa in via eccezionale, e abbiamo accettato, ma visto che ci tocca anche Cassa integrazione e spesso la fermata produttiva, che senso ha: siamo penalizzati due volte”. I colleghi più fortunati sono solidali con loro e gli chiedono di lanciare un segnale, non accettando più l’infausta decisione aziendale, che, a conti fatti, darebbe un utile di qualche centinaio di pezzi prodotti in più al giorno alla multinazionale. “Il punto è che abbiamo provato ad aprire il tema con qualche capo e velatamente ci è stato detto che se ci ribelliamo, invece di farla a rotazione la mezz’ora, la faranno fare solo a chi non si piega agli ordini”.

Oppure le ritorsioni potrebbero toccare “postazioni più faticose o altro ancora”. Una incastro perfetto che rende questo gruppo di lavoratori dello Stampaggio Plastica ancora più ‘schiavi’ degli altri. O per dirla con il termine che più viene utilizzato nei loro confronti, li rende ancora più “fessi”.