Basilicata, il declino miete molte vittime a tutti i livelli

Simonetti: "Sulla situazione demografica lucana, in parte simile a quella italiana ed europea, tutti si lamentano, pochi procedono con interventi concreti"

Di seguito la nota di Pietro Simonetti entro Studi e Ricerche economiche e sociali sulla situazione demografica in Basilicata

“Sulla situazione demografica lucana, in parte simile a quella italiana ed europea, tutti si lamentano, pochi procedono con interventi concreti. Prevale la réclame oppure la propaganda su “fate figli”o case sfitte ad un euro. In Basilicata, come nel resto del sud, a parte alcune eccezioni, la fabbrica della lamentazione e della depressione sta producendo comportamenti e percorsi del tutto nuovi. Invece di una concreta analisi della situazione, per via del combinato disposto della denatalità-emigrazione, si preferisce la fuga in avanti con risposte immaginarie, ripopolare i borghi, il turismo delle origini, una casa ad un euro. Una percorso condito con proposte, idee che nulla hanno a che fare con l’estrema urgenza della predisposizione ed attuazione di misure concrete: spendere le risorse UE, quasi ferme al palo e del Pnrr, oppure prima del palo.

La questione è molto semplice: secondo i dati dell’Istat entro il 2027 la Basilicata avrebbe bisogno di circa 30000 lavoratori per coprire l’uscita per pensione e le esigenze delle imprese. Dove si trovano queste risorse? Non certo nelle misure formative del Piano Gol, 50 milioni di euro assegnati alla regione, da spendere entro il 2026, per rimettere in circolo 30000 tra disoccupati e chi riceve il reddito di cittadinanza oppure altre misure di assistenza.

L’Arlab è paralizzata e andrebbe commissariata, i centri per l’impiego sono privi di personale e gestiti dall’Arlab come tutti sanno: persino la formazione de personale è stata appaltata. L’Agenzia non ha aule né progetti di formazione. Tutti invocano misure nessuno le prepara.

Il caso di Unibas è eclatante: nessuna iniziativa di livello internazionale per attrarre i discendenti del lucani all’estero e dell’area mediterranea, non parliamo della comunicazione nelle regioni contermini. L’Ardsu pare rimasta alla gestione del secolo scorso, un posto letto in più o meno, le borse di studio a vincolo chilometrico. Si potrebbe osare in questa situazione per fare diversamente, oltre l’ordinaria disamministrazione? Toccherebbe alle parti sociali, culturali, alla Chiesa, ricucire un tessuto lacerato con iniziative concrete. Non lo fanno; al momento appaiono solo dichiarazioni, documenti, interviste per sostenere gruppi, persone soggetti che hanno, in generale ,la prospettiva di avere un ruolo presunto o immaginario nei prossimi mesi ed anni nel mercato politica.

Nel contempo il declino avanza e miete vittime, chi resiste, sui social o nelle sedi istituzionali, alimenta la propaganda o la fascinazione, tanto per dire ci sono. Non è un caso che nel 2022 la Basilicata è dietro al Mezzogiorno ed al Paese. 3%contro il 3.4 Mezzogiorno e il 3.7 del Paese. L’ufficio stampa e propaganda della Regione dice che tutto va bene.

In realtà almeno sul declino della Università le parti sociali potrebbero fare qualcosa unitariamente: per esempio una conferenza regionale, con un minimo di ricerca su perché è caduta così in basso per declinare decrescendo. Invece no, ognuno per conto suo. Eppure basterebbero 2000 iscritti in ogni anno con borse di studio e ospitalità a 1000 discendenti di lucani all’estero ed altri 1000 delle nazioni del Mediterraneo, come fanno la Sicilia e la Calabria. Le risorse finanziarie ci sono. Troppa fatica per il Senato accademico dell’Ateneo, una cosa che provoca fastidio ai dormienti del dipartimento Regionale competente impegnati in copia incolla quotidiani su bonus ecc.

Poi c’è la dimensione individualista del lamento e della critica senza sbocco. In attesa della divina provvidenza. Pietro Simonetti entro Studi e Ricerche economiche e sociali