Crimini e sicurezza in Basilicata: siamo davvero tra i migliori?

A proposito delle classifiche sulla criminalità

Le province lucane sotto il profilo della sicurezza possono fare invidia a gran parte del Paese. E’ quanto emerge dall’indagine sulla criminalità pubblicata dal quotidiano Il Sole24ore e basata sui dati delle denunce del primo semestre 2023. Delle 106 province italiane analizzate, il Potentino si colloca al 105esimo posto per incidenza della criminalità sulla popolazione (con un calo del 15 per cento delle denunce rispetto all’anno precedente). Il Materano è 92esimo, con un calo dell’8,6 per cento.” Lo scrive ieri un giornale.

Il tasso di criminalità è definito dal rapporto tra il numero dei reati denunciati e la popolazione residente in un determinato anno. Solitamente è espresso per 100 mila abitanti. Questo rapporto è contestabile nella misura in cui non si tiene conto di altre variabili: una su tutte la paura di denunciare. Ma c’è dell’altro. Solitamente l’indice riguarda una serie di reati “conclamati”: furti, rapine, incendi dolosi, omicidi, tentati omicidi, violenze sessuali, spaccio, eccetera. Tutti reati che incidono sulla sicurezza e sulla percezione della sicurezza da parte dei cittadini e che rientrano nel quadro della “vittimizzazione”. Secondo le classifiche mainstreaming, laddove il numero di reati denunciati è più alto esiste un problema di sicurezza maggiore e un tasso di criminalità superiore ai luoghi dove il numero delle denunce è più contenuto. Grossolanamente possibile. Tuttavia, sarebbe opportuno ricorrere a una qualche cautela.

Ci sono territori in cui la gente non denuncia per diversi motivi, primi fra tutti la sfiducia nella giustizia, la paura di ritorsioni e, da non sottovalutare, la complicità nei reati sommersi. Dovremmo immaginare, in questi casi, che laddove la gente denuncia esiste un tasso di civismo più alto che altrove, la paura è meno pervasiva e la giustizia gode di una certa fiducia. Ma occorre riflettere anche su un’altra questione, non di poco conto. Il tasso di criminalità definito dal rapporto denunce/popolazione esclude quasi sempre i reati sommersi che non incidono sulla percezione di sicurezza dei cittadini: piccola corruzione, grande corruzione, concussione, riciclaggio, estorsioni, minacce, evasione fiscale e altri reati finanziari.

E’ lo stesso Istat a dichiarare che: “Le indagini di vittimizzazione non rilevano tutti i reati, bensì si soffermano su quelli che hanno una vittima consapevole nell’individuo e nella famiglia, quelli per cui è più semplice individuare dei parametri oggettivi di rilevazione e quelli adatti ad essere investigati nel contesto di un’indagine orientata a intervistare gli individui in qualità di vittime dei reati, Vengono rilevati i furti dalla persona (come lo scippo, il borseggio), i furti in abitazione, i furti dei veicoli o degli oggetti dai veicoli, i furti semplici senza contatto, le rapine e le aggressioni, gli ingressi abusivi, gli atti di vandalismo e alcuni reati sessuali, come le molestie e le violenze.”

Furti dell’auto, della moto, del furgone, furti consumati nelle abitazioni, sono reati molto denunciati. Ma quando si è a conoscenza di reati senza esserne vittima, o senza percepirne la pericolosità per la propria comunità, pochi, o nessuno, denunciano. E dunque possiamo abitare in una città dove il rapporto tra denunce e popolazione è molto basso e tuttavia la criminalità, quella più sofisticata, è molto diffusa. Per concludere, il fatto che in alcune città o province, le denunce siano in calo o siano più contenute che altrove, non ci rassicura affatto. Anzi.