Migranti, “preoccupa la politica della paura e della ricerca del consenso”

Silvia Bubbico (Cgil Potenza): "Bisogna rilanciare le politiche di accoglienza"

L’Italia procede sola e, come annunciato il 6 novembre dalla presidente del Consiglio, firma un protocollo d’intesa tra Italia e Albania in materia di gestione dei flussi migratori. Tirana darà la possibilità di utilizzare alcune aree del suo territorio per poter realizzare due strutture dove allestire centri per la gestione degli arrivi, nei prossimi mesi saranno definiti i provvedimenti normativi conseguenti e le coperture finanziarie, per rendere l’intesa operativa entro la primavera 2024. L’Italia utilizzerà il porto di Shengjin per le procedure di sbarco, identificazione e prima accoglienza e l’area di Gjader per realizzare due strutture che potranno accogliere fino a 36.000 persone in un anno, esclusi minori e donne in gravidanza e altri soggetti vulnerabili, per espletare celermente le procedure di trattazione delle domande di asilo o eventuale rimpatrio.

Pur di non affrontare il tema della gestione interna del fenomeno e raccordarsi in Europa sul fenomeno migratorio, si torna ad usare espressioni come “immigrazione irregolare di massa”, “arrivi illegali” e a distinguere in base alle caratteristiche la tipologia dei migranti differenziando le procedure di collocazione.

Preoccupa la politica della paura e della ricerca del consenso in Italia e da Parte di Paesi dello stesso orientamento sul tema. Sembra che le priorità restino il trattenimento, le procedure accelerate nella gestione della domanda di asilo per chi proviene da Paesi sicuri e di fatto una possibile esternalizzazione delle procedure.

L’idea che fa da sfondo sembra essere quella di allontanare il problema. Si fa riferimento a procedure dai tratti ancora incerti sulle quali anche la Commissione europea sta ponendo attenzione e sono diversi gli aspetti potenzialmente problematici dal punto di vista del rispetto del diritto internazionale e delle leggi italiane ed europee in materia di immigrazione, dal punto di vista della distinzione nella procedura degli sbarchi tra migranti in base a condizioni di salute, sulle procedure di trasferimento in Albania a chilometri di distanza dal salvataggio e dal Mediterraneo centrale, per l’ identificazione e trattenimento e successivi rimpatri.

Oltre al rischio della difficoltà di applicazione delle norme che regolano il soccorso in mare e il meccanismo dei rimpatri sembra chiaro che al centro delle priorità politiche non ci siano ormai più neanche lontanamente le persone, la tutela dei diritti, una visione programmatica della gestione del fenomeno migratorio ma al contrario la necessità di mettere in atto strategie frettolose e legate ad equilibri politici incerti in una Europa resa più fragile.

Rimane importante rilanciare politiche europee in materia di accoglienza e immigrazione, a livello nazionale valorizzare politiche di accoglienza che mantengano una visione di prospettiva sul fenomeno delle migrazioni e del diritto di movimento delle persone, che puntino all’autonomia delle persone, con uno sguardo sulla modernità, su quello che potrebbe e dovrebbe essere il sistema accoglienza in questo Paese. Si dovrebbe ricominciare a pensare ad un sistema di accoglienza non più ridefinito costantemente sulla base dell’emergenzialità (anche legislativa) ma maggiormente armonizzato nei suoi meccanismi che possa valorizzazione l’ accoglienza diffusa nei piccoli centri caratterizzata dal lavoro congiunto di progetti e territori in una ottica di prospettiva e senza logiche securitarie con particolare riguardo alla fase di permanenza su territorio italiano successiva all’uscita dai progetti di accoglienza , come elemento propulsivo per le comunità locali. Si tratta di dover valorizzare e migliorare il sistema d’accoglienza e su questo fare un cambio di rotta, procedere negli adeguamenti a livello nazionale- che pure rientrano negli obiettivi intrinsechi della creazione di un quadro comune Europeo- che contribuiscano ad una evoluzione in materia di asilo e migrazione. Silvia Bubbico, Segretaria Cgil Potenza