Basilicata, elezioni: il M5S ancora non riesce a imboccare il bivio

La maggioranza del Pd ha mollato Chiorazzo: e adesso che fare?

O si va da soli, in tal caso peserebbe l’ombra del calcolo elettoralistico di Conte per le europee, o ci si allea con il Pd e con chi ci sta su una piattaforma programmatica seria, ben ripulita da slogan e inutile retorica. L’unica certezza la data delle elezioni, 21 e 22 aprile. Perciò resta poco tempo per decidere le liste e condividere un programma. Un progetto politico serio ormai è alle corde, non c’è tempo. Il rischio dunque è che prevalgano i calcoli sul pensiero, l’aritmetica sugli ideali. In tal caso il centrosinistra o quel che resta del cosiddetto campo largo, sarà costretto ad arrangiare una squadra alla meglio, una specie di esercito di sbandati accecati esclusivamente dalla conquista di un seggio o di una posizione di riguardo nella classifica dei voti. Il centrodestra avrebbe già vinto.

Si è fatto tardi, soprattutto per chi punta a sconfiggere la destra. Non è tardi, invece, se si accantona questo scopo retorico e vuoto di contenuti e si punta a far vincere un progetto per la Basilicata. In tal caso la chiarezza, anzi la netta distinzione tra chi ha governato la Basilicata negli ultimi 30 anni e chi intende governarla nei prossimi anni, deve essere non solo limpidamente percepita dagli elettori, ma concretamente rappresentata da donne e uomini candidati. La storiella dell’alternanza ormai non se la beve più nessuno: il 50% dei cittadini diserta le urne. Altra cosa, invece, sarebbe una proposta alternativa senza l’ambiguità dell’alternanza.

Alternativa a chi e a cosa? Al sistema trasversale di potere, di dominio economico, politico, culturale che ha tenuto a guinzaglio la Basilicata per decenni: a “destra” e a “sinistra”. Alternativa, quindi, all’egemonia degli affari, degli interessi privati, delle clientele, della mediocrità in tutti i settori strategici della vita pubblica e delle istituzioni. Ci siamo capiti.

Costruire l’alternativa a un’egemonia richiede anni, per essere ottimisti, richiede volontà e capacità non solo politica, ma culturale, morale. L’alternativa richiama a percorsi lunghi guidati da donne e uomini di alto profilo laddove per alto profilo si intende soprattutto assenza di interessi personali, di gruppo, di famiglie. Alto profilo significa desiderare la rivoluzione e farla, a costo di sacrificare se stessi in nome di un orizzonte ideale che metta al centro gli interessi generali e il futuro dei cittadini, di tutti i cittadini. Alto profilo è avere una visione, non punti di vista. Certo, lo diceva Giordano Bruno, chiedere al potere di riformare il potere è ingenuo. E siamo d’accordo. Infatti, non bisogna chiedere nessuna riforma a nessuno: il Potere che ha ingabbiato la Basilicata in tutti questi anni, va abbattuto. Lo si fa costruendo un progetto di lungo respiro. Oggi, qui, non c’è un progetto e nemmeno il respiro. E questo perché, come al solito, ci si sveglia a pochi mesi dalle elezioni: personaggi e partiti che emergono dal letargo all’improvviso per candidarsi o per sostenere tizio o caio. Prima il nulla e dopo di nuovo il nulla. Si dorme a lungo e ci si sveglia per qualche ora.

Detto questo, è evidente che la situazione nel centro sinistra non lascia spazio all’ottimismo. Il Pd punterebbe ancora su Margherita Perretti, i pentastellati avrebbero in seno il nome del presidente della Provincia di Potenza e di Alessia Araneo. Tuttavia, per salvare il salvabile non c’è altra strada che un’alleanza la più larga possibile intorno al M5S e al Pd nella speranza che i soliti “esperti degli affari propri”, siano tenuti a distanza. E se questo non sarà possibile, per causa della teoria cinica dei compromessi, allora ognuno vada per la sua strada e rifletta sul domani.