Il Nuovo Vangelo di Milo Rau, a Potenza proiezione e dibattito con Yvan Sagnet

L'iniziativa è inserita nel progetto “Performare l'Europa. Pensare la danza, il teatro e le arti performative nello spazio europeo” a cura dell’Associazione Basilicata 1799 - Città delle 100 Scale Festival

Martedì 27 febbraio 2024 con la proiezione de “Il Nuovo Vangelo” di Milo Rau, continua il progetto “Performare l’Europa. Pensare la danza, il teatro e le arti performative nello spazio europeo”, che ha luogo nei mesi di febbraio, marzo e aprile a cura dell’Associazione Basilicata 1799 – Città delle 100 Scale Festival. Appuntamento al Cinema Don Bosco di Potenza, ore 19,00 per la proiezione del film e a seguire ore 21,30, incontro pubblico con il protagonista Yvan Sagnet dal titolo “Un nuovo manifesto di solidarietà”. Interverranno Giovanni Padula, Direttore Fondazione Matera-Basilicata 2019 e Francesco Scaringi, Presidente Associazione Basilicata 1799, con la testimonianza di alcuni cittadini che hanno partecipato alla realizzazione del film.

La sezione dedicata a Milo Rau si intitola Realismo globale. L’arte della resistenza nel teatro di Milo Rau, questo secondo appuntamento apre uno sguardo sulla produzione filmica per dare una visione a tutto tondo del regista svizzero. Nel mese di marzo ci saranno seminari e incontri con critici, studiosi per approfondirne il profilo artistico.

Milo Rau viene invitato a Matera nell’anno della capitale europea della cultura per realizzare un progetto teatrale. Qui mette su una operazione tra le più discusse delle sue produzioni, un’azione scenica e un film, con le musiche Vinicio Capossela, Elia Rediger fotografia Thomas Eirich-Schneider.

L’ambientazione scelta da Pier Paolo Pasolini e Mel Gibson per realizzare le loro riduzioni cinematografiche dei Vangeli cinematografici (Il Vangelo secondo Matteo, 1964; La passione di Cristo, 2004) lo portano a realizzare Un Nuovo Vangelo, con attore protagonista Yvan Sagnet, attivista camerunense che combatte per i diritti dei lavoratori della terra presenti in Basilicata e che per Rau diventa una nuova figura cristologica. Chiama Enrique Irazoqui (Gesù nel Vangelo pasoliniano), Marcello Fonte (Dogman), Maia Morgenstern (Maria ne La passione di Gibson), coinvolge l’intera popolazione della città (dal sindaco ai braccianti africani che lavorano nei campi) e nell’autunno del 2019 mette in scena nelle strade e nelle piazze della città i momenti principali del ministero e della morte di Gesù.

Finito l’esperimento teatrale inizia quello cinematografico. Come negli Appunti per un’Orestiade Africana (1970) di Pasolini, Rau si aggira tra le baracche dei lavoratori africani, intervista e provina gli abitanti di Matera, documenta le manifestazioni dei braccianti, le loro sommosse e gli scontri con la polizia. Il tutto diventa un docu-film, presentato nella sezione Orizzonti al Festival di Venezia del 2020 e andato in streaming in anteprima mondiale sul sito di NTGent (la sua personale «città teatro del futuro»).
Un film che suscita, tra premi e polemiche, molta discussione sull’operazione estetico-politica e sulla programmatica dichiarazione “Non si tratta di fare teatro ma di superarlo” nonché inventabili i confronti con Pasolini.

Yvan Sagnet è un giovane studente che dal Camerun – grazie a una proficua collaborazione tra il suo Paese e l’Italia – ha conseguito, nel 2013, la Laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni presso il Politecnico di Torino. Presidente dell’Associazione NO CAP, che ha come obiettivo quello di offrire servizi e soluzioni per i lavoratori agricoli. Azioni concrete e condivise per combattere la paura e la sottomissione a trattamenti inumani e degradanti nei campi. Nel 2016, è stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, per il suo contributo all’emersione e al contrasto dello sfruttamento dei braccianti.
Milo Rau dimostra in progetti come The Congo Tribunal, La Reprise, Oreste a Mosul, The New Gospel o School of Resistance che il teatro non deve essere distante dalla società, ma è un contributo necessario alla politica, alla cultura e alla società, un luogo per raccontare storie vere che plasmano la nostra società.