Spendo oltre 1.330 euro al mese per curarmi a Milano e anche questa è una conseguenza della malasanità lucana

Sanità, la lettera di un paziente oncologico: "la maggior parte dei medici lucani sono dei degni e bravi professionisti purtroppo umiliati dai politicanti di turno"

Gentile Direttore, mi ritrovo a chiederle ancora una volta ospitalità sul suo Giornale in relazione all’articolo “Sanità lucana, lo sfogo di un paziente oncologico: paghiamo gente incapace” da Lei pubblicato il giorno 11 gennaio scorso. A seguito di qualche discussione con alcuni lettori del suo giornale e a scanso di equivoci sempre possibili, ritengo doveroso fare qualche precisazione. […]

Devo ribadire che tutte le critiche e tutti i giudizi negativi che ho espresso erano riferiti ai vertici politici e dirigenziali tecnico-amministrativi del settore, mentre sottolineavo le pessime condizioni di lavoro dei medici, infermieri e tecnici che oltre a lavorare in contesti organizzativi e operativi indegni, dovevano sorbirsi per sovrapprezzo le ingiuste, anche se per certi versi comprensibili critiche dei pazienti che in tali situazioni sono le prime e sicure vittime di un sistema che ha pur sempre nomi e cognomi. Infatti le proteste dei pazienti che ho conosciuto in occasione della mia vaccinazione all’ASP erano dirette, purtroppo acriticamente ai medici e agli infermieri che vi operavano e che nella bolgia di quel garage respiravano la stessa aria e correvano gli stessi rischi di tutti i presenti. E ho dovuto ben faticare per calmarli e convincerli che le responsabilità non erano della prima linea operativa, di quelle persone cioè che in quel momento si trovavano sulla stessa nostra barca e che ci sarebbero rimasti anche quando ciascuno di noi se ne sarebbe andato dopo la vaccinazione. Pertanto rivendico indulgenza per i pazienti quale anello più debole e indifeso della catena e piena e totale solidarietà ai medici, infermieri e operatori sanitari quali agnelli sacrificali buttati in pasto all’opinione pubblica con la connivenza di un acritico e asservito sistema di informazione!

Inoltre, e di ciò sono convinto anche per esperienza diretta, i medici e le infermiere del CROB di Rionero e del San Carlo di Potenza con cui ho avuto a che fare per la mia patologia sono di un livello professionale ed umano ammirabile e altissimo. Basti pensare agli ultimi interventi oncologici compiuti dai medici di Rionero che hanno qualcosa di miracoloso al solo pensiero delle condizioni operative in cui è abbandonato il Centro! E colpisce il soddisfatto commento a questa notizia da parte di un ineffabile assessore alla sanità quasi che potesse esserci qualcuno che si rammaricasse del risultato di questi chirurghi. Vuole dirci piuttosto, questo assessore, che cosa intende fare per Rionero, per il San Carlo, per Matera, per le liste di attesa? Le sue pubbliche congratulazioni sono inutile acqua fresca e sembrerebbero solo un maldestro tentativo per attribuirsi chissà quali meriti a fronte, invece, di un disastro umano, civile, sociale, politico di una sanità da terzo mondo. Un po’ di decenza, per favore!
Forse sono andato oltre ad una semplice precisazione. Ma questa mia vuole essere ancora una volta un’accusa a coloro che si nascondono dietro a chi ha fatto un giuramento, quello di Ippocrate, e cerca onestamente di mantenervi fede. Certo la cosiddetta classe medica ha i suoi difetti, non tutti sono santi o eroi. […] Ma questo vale per tutti i settori della nostra società. Io che ho lavorato per alcuni decenni nella Regione Basilicata ho conosciuto dei bei soggetti che per il solo fatto di varcare il portone di via Anzio si atteggiavano a padreterni, mentre all’interno dell’ufficio avevano solo mansioni di passacarte. Tutto questo però va inquadrato in una ottica direi olistica, laddove vanno distinte le caratteristiche specifiche di tutto il sistema da quelle occasionali e individuali e finché non sono chiare e pubbliche le responsabilità di tutti e di ciascuno non è consentito fare processi sommari. In questa ottica credo che la maggior parte dei medici italiani e lucani siano dei degni e bravi professionisti. E aggiungerei: purtroppo umiliati dai politicanti di turno (che qualcuno ancora si ostina a chiamare politici).

[…] Parlando dello IEO, l’Istituto Europeo di Oncologia presso il quale sono paziente, ho sottolineato il mirabile aspetto organizzativo ed ho accennato in modo ingiustamente poco dettagliato al ruolo del personale che vi lavora. Ma è facile immaginare la competenza, la dedizione e la gentilezza di chi opera in questo contesto essendo fra i migliori Istituti al mondo nelle classifiche internazionali. Non ho accennato ad un’altra caratteristica che ho riscontrato nei miei rapporti con gli operatori. Si tratta di una osservazione strettamente empirica ma è molto significativa da un punto di vista socio-territoriale. Fra i chirurghi che mi hanno operato due erano napoletani: uno di essi è figlio di un lucano mentre l’altro ha fatto le sue prime esperienze in Basilicata; dei due oncologi che mi stanno seguendo una è lucana; delle tante infermiere che seguono il mio caso una è lucana, un’altra leccese che ha studiato alla facoltà di medicina a Potenza, un’altra è salernitana e ha fatto tirocinio a Potenza. Senza contare poi tanti altri calabresi, pugliesi, siciliani nei vari settori professionali come la TAC, la Risonanza magnetica ecc.

Lungi da me qualsiasi forma di campanilismo o peggio. Io sono e resto un cittadino del mondo. Ma questo fenomeno dovrà pur significare qualcosa. Finché l’emigrazione è una scelta consapevole e volontaria ben venga come momento di crescita e realizzazione individuale e professionale. Ma data la situazione appena accennata della nostra regione sono sicuro che non sia questo il caso. Noi spendiamo soldi, consumiamo energie, facciamo sacrifici per far studiare i nostri figli e alla fine li vediamo fuggire da questa terra per responsabilità e colpa di una cattiva amministrazione del territorio. In sintesi assistiamo al paradosso di una regione fra le più disastrate d’Italia, la Basilicata, che con le sue intelligenze e risorse finanzia lo sviluppo e la prosperità di una delle regioni più ricche d’Europa, la Lombardia. Mi chiedo, e chiedo a chi legge queste righe: è logico tutto ciò? E’ razionale? Altra solita domanda: con i soldi regalati a persone inefficienti e con quelli spesi senza criterio ma solo per clientelismo sarebbe possibile far rientrare qualcuno dei nostri figli e mettere le basi per un cambiamento di rotta assicurando anche il nostro diritto alla salute nella nostra terra? Lascio a ciascuno l’ovvia risposta.

Alla fine del precedente articolo chiedevo retoricamente quante persone potevano permettersi economicamente una permanenza fuori dalla propria regione per motivi di salute. Alcuni miei interlocutori mi hanno chiesto quanto stavo spendendo nel mio caso. Posso rispondere: dal mese di settembre 2023, quando sono arrivato a Milano, soltanto per spese di alloggio in un monolocale di circa 25 mq. pago 1.300 euro al mese; a questo va aggiunta la differenza del costo della vita tra la mia città, Potenza, e Milano che non ho calcolato, ma vi assicuro che è notevole. Malasanità? Si. Sue conseguenze! Eduardo Bellarosa

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