In Basilicata la salute non è tutto, anzi è niente

Lo scandaloso dibattito in Consiglio regionale: “chi sono io e chi sei tu”

Abbiamo capito. Per mantenere in salute la sanità lucana è necessario che i lucani si ammalino e si facciano curare nelle strutture del territorio. E sì, perché pare che il problema siano i numeri. È la guerra tra i “miei ricoveri e i tuoi”. Lo scontro tra chi ha più “clienti” al pronto soccorso, alla chirurgia, alla neonatologia, alla radiologia e via cantando. In fondo, se ti ammali e ti ricoveri, contribuisci all’aumento del Pil.

L’assessore Rocco Leone nella sua arringa al Consiglio regionale di ieri, 8 ottobre, non ha favorito un dibattito sereno sui temi della sanità, come egli stesso aveva chiesto e promesso. Ha, al contrario, stimolato lo scontro, su argomenti da bar, tipo “chi sono io e chi sei tu”. Il risultato: una bagarre tra “quelli di prima” e “quelli di oggi”. Ci saremmo aspettati una relazione ricca di dati, analisi, strategie di rilancio e di recupero delle criticità nel sistema sanitario regionale. Ci saremmo aspettati indicazioni precise per un nuovo riordino del sistema, come più volte promesso in campagna elettorale. Macché!

Si è dunque provato a parlare, ripetiamo parlare, di Sanità nel quadro di un’assenza totale di visione strategica. Numeri al lotto, demagogia, propaganda. L’ennesimo spettacolo di una politica mediocre di cui non abbiamo assolutamente bisogno. Un dibattito – si fa per dire – caratterizzato da toni alticci (come quando si è bevuto un bicchiere di troppo) su sanità e ospedali.

Di salute, di come organizzare un sistema funzionale di salute per la società lucana, non abbiamo sentito alcunché. Come se al centro delle politiche ci debba essere la malattia e non il benessere fisico e psichico dei cittadini.

Se quelli di prima hanno commesso degli errori, quegli errori li hanno pagati quando gli elettori hanno presentato il conto. E se quelli di prima, con i loro sbagli, hanno messo in difficoltà i cittadini lucani è ora che “quelli di oggi” la smettano di sopravvivere sulla rendita delle presunte responsabilità del passato e intervengano a sistemare le cose nel presente. Tuttavia, a leggere la realtà dei fatti degli ultimi mesi, la cera continua a consumarsi e la processione è ancora ferma a prima delle elezioni. A parte i soliti “stiamo facendo”, il nulla. Anzi, il peggio.

La Basilicata, per le sue caratteristiche, ha bisogno urgente di un sistema organizzato, reticolare, ampio, di “funzionamenti” per la salute. Dal welfare sociale al welfare sanitario, dal sistema scolastico a quello dei trasporti e della viabilità interna senza naturalmente trascurare la qualità dei servizi e la razionalità della spesa e degli investimenti. Ma occorre un pensiero strategico che coinvolga tutti gli stakeholder nelle diverse sfere della società lucana. Certo, bisogna smetterla con le clientele e con lo strapotere dei “circoli degli amici”, ma se non la si smette anche con la demagogia il buco nell’acqua è servito. Bisogna smetterla con l’approssimazione degli apparati burocratici e amministrativi, ma se non la si smette con l’elogio della mediocrità, il fosso rimane pericoloso.

Quando parlate di accorpamento di reparti – cari consiglieri regionali – dovreste mettere da parte la demagogia e avere un briciolo di rispetto per i cittadini. Cittadini che spesso si fanno ingannare dall’illusione dell’ospedale sotto casa, anche se in quell’ospedale sarebbe meglio non entrarci. Il diritto a un servizio sanitario degno di questo nome, non lo si esercita con la garanzia di un reparto ospedaliero malconcio e pericoloso, purché sia a cento metri dalla piazza del paese.

Tenere insieme territorio e specializzazioni, qualità e prossimità nei servizi di cura, salute e contesti locali, profili medici e profili sociali, è una bella sfida. Una sfida che richiede capacità strategica e di visione. Una sfida che richiede coraggio e serietà. Impossibile da affrontare se continuiamo a creare o mantenere reparti ad uso e consumo di vanitosi e venali personaggi che aspirano a fare i primari o i dirigenti del nulla. Vanitosi e venali amici del politico di turno che, in fondo, della salute dei cittadini se ne fregano. Caro assessore alla Sanità, lasci stare “quelli di prima” e si misuri con le sfide vere.