Venosa, la storia vietata ai turisti foto

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Se vi capita di conoscere indirettamente il patrimonio artistico, architettonico, archeologico e culturale di Venosa, non possono che venirvi i brividi sulla pelle nell’apprendere quanta importante storia possa aver attraversato una piccola cittadina posta fra Puglia e Lucania.


Il primo approccio e le prime amarezze. In molti, pertanto, spinti dal desiderio di conoscenza o da una semplice curiosità, giungono nell’antico borgo spesso ignari della giornata che dovranno trascorrere. Punto di partenza obbligato, il museo archeologico, situato all’interno del castello di Pirro del Balzo. È qui che subito cominciano le prime delusioni: catacombe ebraiche e cristiane chiuse, anfiteatro romano non visitabile e per il parco paleolitico di Notarchirico bisogna presentare formale richiesta. Con un po’ di sconforto nell’animo, il turista si accingete a visitare i due interessanti musei, romano e preistorico, che come la maggior parte dei musei italiani purtroppo, sono semplicemente un’esposizione di pezzi meravigliosi ma di difficile comprensione ai più.


Le prime assurdità. Venosa in fondo, fra le tante fortune ignorate, gode anche di un clima dolce e mite quasi tutto l’anno, e allora, il turista è rincuorato dall’idea di intraprendere una lunga passeggata salutare e scattare foto ricordo lungo le vie del borgo antico che portano al parco archeologico romano Così imbocca corso Vittorio Emanuele, dove subito si accorge che la sua passaggiata non è poi così tanto benefica, in quanto, nonostante la consistente presenza di monumenti antichi, è invava dal passaggio di numerose macchine e mezzi di trasporto. Questo accade soprattutto di mattina quando, ironia della sorte, più alta è la presenza dei turisti e più alta e la necessità di approvvigionamento degli esercizi commerciali presenti. Il turista inoltre, è obbligato  a muoversi di mattina, perchè il parco archeologico chiude alle 13.30.


Al parco archeologico. Tra una foto e l’altra, scattata velocemente scansando le vetture, il nostro visitatore arriva al parco dove, teoricamente, potrebbe finalmente rilassarvi e godere dei resti dell’antica civiltà romana che ha attraversato la via Appia. Sebbene il parco e l’Incompiuta, la stupenda cattedrale romanica mai terminata, siano uno spettacolo o meglio ancora, “un museo a cielo aperto”, va detto che “non tutti” sono in grado di leggere e comprendere il latino, l’ebraico o gli infiniti segni incisi sul cantiere medievale, nè tantomeno di distinugere i diversi edifici antichi e medievali presenti nell’area archeologica. Nessun problema? No, il problema si pone anche in questo caso. Perchè i  pannelli illustrativi  presenti contengono ricerche datate, ed in più sono sbiaditi e incomprensibili. Perciò l’unico aiuto può venire dalla guida.


A fine visita. Sfiancato, il visitatore finisce il suo giro e all’uscita dal Parco non può non sperare di trovare un’area di ristoro. Anche in questo caso rimarrà deluso. Al peggio non c’è mai fine.


In conclusione. Una giornata a Venosa sicuramente ripaga di tante fatiche, in quanto la concentrazione di bellezze artistico/architettoniche è elevatissima, gli stimoli visivi non mancano e l’apprendimento culturale è più un fatto obbligato che assicurato, ma in conclusione di tutto il turista non potrà non chiedersi: “tante fatiche, non è possibile evitarle?”

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