Toghe Lucane bis, magistrati potentini in Procura a Catanzaro

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    Si aggira nuovamente sul Palazzo di giustizia di Potenza lo spettro di Toghe Lucane bis. La Procura di Catanzaro chiama quattro magistrati potentini


    I fatti. Quattro magistrati della Procura di Potenza (alcuni di loro ex perchè in pensione o trasferiti) sono stati invitati a comparire dalla Procura di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta Toghe Lucane-bis che vede indagati magistrati ed ex magistrati degli uffici giudiziari di Potenza. Gli inviti a comparire, firmati dal procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli e dal sostituto Simona Rossi, riguardano l’ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano (attualmente in pensione), i sostituti procuratori generali Gaetano Bonomi e Modestino Roca e l’ex sostituto procuratore della Repubblica Claudia De Luca (attualmente in servizio in un’altra sede giudiziaria). Gli interrogatori sono previsti per i primi di novembre.


    I reati contestati. Ai quattro magistrati indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, violazione della legge sulle società segrete, corruzione in atti giudiziari e abuso d’ufficio. La Procura di Catanzaro ha emesso gli inviti a comparire per fare in modo che gli indagati possano fornire la loro versione circa le ipotesi di reato a loro carico, per poi procedere alla chiusura della indagini. 


    Lo spettro di Woodcock. L’inchiesta nei confronti dei quattro magistrati è nata da una indagine su alcune lettere di calunnia ai danni dell’ex pm del capoluogo lucano, Henry John Woodcock, attuale sostituto procuratore a Napoli. Per questa vicenda è indagato l’ex agente del Sisde Nicola Cervone. Nel fascicolo dei magistrati di Catanzaro si è poi aggiunta la denuncia di un imprenditore lucano il quale sostiene che ci fu un complotto contro di lui relativamente al sequestro di una struttura turistica realizzata con fondi pubblici.


    Nei giorni scorsi il sostituto procuratore generale Gaetano Bonomi ha presentato una denuncia al Ministro della Giustizia, al Csm, alla Procura generale della Cassazione ed alla Procura della Repubblica di Salerno ritenendo di trovarsi di fronte a «una sostanziale riedizione del procedimento Toghe lucane» per fatti «già abbondantemente delibati e archiviati» da altri magistrati di Catanzaro.  

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